Mestiere ormai scomparso che consisteva nell’accendere e spegnere, ad orari prestabiliti, i lampioni ad olio o a gas delle vie e delle pubbliche piazze. Fino alla fine del secolo XVII le città, di notte, erano prive di illuminazione, e quindi molto pericolose per furti, rapine e omicidi. Subito dopo il tramonto, al suono dell’Ave Maria, si chiudevano le porte delle mura cittadine, e con l’oscurità iniziava il coprifuoco. La ronda notturna girava armata, illuminando con le fiaccole le strade principali, ma gran parte della città rimaneva al buio. Parigi fu la prima città ad affrontare in modo radicale questo problema, con un decreto risalente al 1667, che prescriveva di collocare delle lanterne su tutte le vie, le piazze e i giardini della città. Con l’arrivo della lampada ad olio, l’illuminazione pubblica ebbe un notevole impulso, rafforzato ulteriormente con il perfezionamento della lampada apportato da Pierre François Argand (becco di Argand, brevettato nel 1784). L’accensione, lo spegnimento e la manutenzione di queste lampade erano affidati ai lampionai i quali, appena calava il Sole, scala in spalla o muniti di un’asta con del materiale infiammabile sulla punta, passavano ad accendere tutti i lampioni. All’alba, rifacevano il giro per spegnerli con un’altra asta munita all’estremità di un oggetto di lamiera simile ad un imbuto rovesciato. La figura del lampionaio resistette anche all’avvento del gas illuminante, ricavato dal carbon fossile (seconda metà del XIX sec.); poi, con la graduale diffusione dell’energia elettrica (fine del sec. XIX ed inizio del XX) ebbe un progressivo declino e con la fine della II Guerra Mondiale anche questa romantica figura andò definitivamente in pensione.
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