domenica 6 maggio 2018

Il Ponte del Diavolo


Alla scoperta dei ponti italiani che portano il nome del maligno...

In Italia non esiste un solo Ponte del Diavolo, ce ne sono diversi, tutti legati a particolari leggende metropolitane e storie misteriose, peraltro molto simili tra loro. 

Nel medioevo infatti la costruzione di un ponte era un'opera di grande ingegno, considerata quasi prodigiosa o magica. Per questo la costruzione dei ponti ha dato origine a molte leggende, che spesso hanno come protagonista il Diavolo in persona, in quanto congiungere due luoghi che la natura (e Dio) aveva voluto separati era vista da molti come un gesto "diabolico" che solo grazie al maligno poteva essere portato a termine.

Ti presentiamo i 5 più noti Ponti del Diavolo presenti nel nostro Paese.


Ponte della Maddalena | Borgo a Mozzano (LU)

Il Ponte della Maddalena è un'opera di ingegneria medievale, risalente al XIV secolo, costruita su fondazioni probabilmente dell'XI, realizzate forse alla volontà della contessa Matilde di Canossa. Il ponte fu in seguito fatto restaurare da Castruccio Castracani.

Intorno al 1500 prese il suo attuale nome da un Oratorio che si trovava ai piedi della struttura sulla sponda sinistra. Il Consiglio generale della Repubblica di Lucca nel 1670 proibì con decreto di passarvi sopra con "ceppi" e macine di mulino con l'intento di preservare la costruzione nella sua integrità.

Nel 1836 il ponte subì gravi danni per una piena e nei primi anni del 1900, per far posto alla strada ferrata, fu aperto un nuovo arco sulla parte destra del ponte che ne alterò notevolmente l'architettura originaria.

La Leggenda del Ponte della Maddalena

Perchè il Ponte della Maddalena è comunemente identificato come Ponte del Diavolo?

La leggenda narra del capo muratore impegnato nella costruzione del Ponte che era molto preoccupato del ritardo accumulato nella stessa costruzione. Egli dunque scese a patti con il Diavolo, il quale gli consentì di completare l'opera in una sola notte in cambio della prima anima che avesse attraversato il Ponte. Il capo muratore accettò e il Ponte fu ultimato. Il capo muratore, disperato per l'imminenza del pesante tributo al Diavolo, corse dal Parroco del paese, il quale, ascoltata la confessione, escogitò uno stratagemma: fece attraversare il Ponte a un porco. Il Diavolo, così truffato si buttò nelle acque del fiume.

Ponte Gobbo, Ponte Vecchio | Bobbio (PC)

Il Ponte Gobbo (detto anche Ponte Vecchio) è un antico ponte di profilo irregolare, che attraversa il fiume Trebbia a Bobbio in provincia di Piacenza. Lungo 273 metri, è stato denominato così per il particolare profilo irregolare con 11 archi diseguali tra loro e posti a diverse altezze. Vi sono tre coppie di edicole sopra le campate maggiori, nelle due sopra l'arco maggiore detto della Spessa, vi sono raffigurate la Madonna dell'Aiuto e San Colombano. Il ponte è transitabile solo a piedi o in bicicletta, essendo la sua carreggiata abbastanza stretta.

L'epoca di costruzione del ponte non è databile, ma è di età romanica e si può ipotizzare che sorse dopo la conquista romana dell'allora borgo ligure-celtico. La sua struttura subì numerosi rifacimenti nelle epoche successive.

Per l'insediamento di Bobbio era di vitale importanza avere un collegamento sicuro con le diverse attività sulla sponda destra della Trebbia: le saline termali, le terme di epoca romana e longobarda, la fornace del rio Gambado e la strada di collegamento con il Genovese e la Lunigiana. A causa del carattere torrentizio, la Trebbia ha piene improvvise e devastanti con frequente spostamento del letto in ghiaia, cosa che rende problematico il guado soprattutto nei mesi invernali.

Fino al XVI secolo il ponte era composto di pochi archi, un grande arco alla sponda destra della Trebbia con tre archi più piccoli. Le piene del fiume nel corso degli anni hanno inferto parecchie ferite al ponte in pietra, che venne sempre pazientemente ricostruito anche con modifiche sostanziali per migliorarne la sicurezza e la robustezza.

Verso il 1590 si cominciò ad allungarlo verso la sponda sinistra, su disegno del maestro Magnano da Parma, nel corso del XVII secolo il ponte arrivò ad avere undici arcate.

Per secoli il ponte fu meta di pellegrini e processioni religiose con benedizioni con la costruzione vicino agli argini di croci ed immagini votive (oggi alcune di esse sono ancora visibili).

Le Leggende del Ponte Gobbo

Perchè il Ponte Gobbo è comunemente identificato come il Ponte del Diavolo?

Secondo una prima tradizione, il maligno contattò San Colombano, promettendogli di costruire il ponte in una notte, in cambio della prima anima mortale che lo avrebbe attraversato. Il Santo accettò. Nella notte, il diavolo convocò vari diavoletti che lo aiutarono nell'opera muratoria, reggendo le volte del ponte. I demoni erano di statura diversa e così le varie arcate del ponte uscirono di dimensioni variabili. Al mattino, il diavolo si appostò all'estremità del ponte, per esigere il suo compenso. San Colombano gli mandò un cagnetto. Il diavolo, turlupinato, se ne tornò all'inferno, non prima di avere sferrato un calcio al suo manufatto, che da allora è anche sghembo.

In un'altra versione, il diavolo comprò l'anima dell'oste che risiedeva al di là della Trebbia. L'oste non riconoscendo il diavolo, ma un vecchio gobbo con il bastone, auspicò il collegamento della trattoria con la città e quindi con la deviazione della via commerciale verso Genova e Chiavari (la strada attuale fu costruita solo recentemente), passando per le Terme, con un aumento cospicuo delle sue entrate, e il vecchio gli chiese se era disposto a vendere l'anima, lui rise, ma poi annuì e strinse la mano al vecchio che si mise a ridere sonoramente insieme all'ignaro oste. La mattina seguente tra le nebbie apparve il Ponte tra lo stupore generale, ma successivamente la moglie dell'oste notò una stranezza, la gente che vi passava si esprimeva con turpiloqui e bestemmie nel superare faticosamente le gobbe del ponte e dopo varie fatiche si abbandonava all'alcool della trattoria dimenticando i doveri famigliari. 

Un giorno la moglie si alzo presto la mattina prima dell'alba e vide dopo i primi raggi del sole sul ponte che dalla nebbia mattutina usciva un alito di vento che si trasformava in demone e poi in uomo, e vi riconobbe il vecchio gobbo. La mattina andò a messa e raccontò tutto al Vescovo che capì il perché la gente veniva sempre meno a messa e con la moglie stabilì un piano. La sera essa invitò il vecchio a cena e lo fece abbuffare e ubriacare fino a tardi quando si addormentò mentre il Vescovo, con i parroci e alcuni parrocchiani rimastigli fedeli, iniziò a benedire il ponte e a costruire zone votive con croci e statue religiose (parti di esse sono ancora visibili). Il vecchio si svegliò all'alba e vide che la nebbia non c'era ma all'altezza dell'arco maggiore vi vide il Vescovo che innalzava il suo bastone pastorale al cielo, allora incominciò a imprecare ma prima di sparire maledisse il Ponte e batté il suo bastone dicendo che ciclicamente quando la religiosità diminuirà, manderà delle piene del Trebbia a distruggere il Ponte che fu da allora denominato Gobbo o del Diavolo.

Ponte del Diavolo | Cividale del Friuli (UD)

Il Ponte del Diavolo (Puìnt dal Diàul in friulano) è il simbolo della città di Cividale del Friuli (UD). Costruito in pietra a partire dal 1442 e ripartito in due arcate, poggia su un macigno naturale collocato nel letto del fiume Natisone, lungo il quale si può ammirare una scenografica gola. Il ponte è alto 22,50 m, poggia su tre piloni sviluppandosi per 48 m su due archi di larghezza differente (22 m e 19 m). L'asimmetria è dovuta alla posizione del masso su cui poggia il pilone centrale.

Il progetto del ponte fu elaborato da Iacopo Dugaro da Bissone, con cui il Comune stipulò un contratto l'11 dicembre 1441. I lavori proseguirono attraverso una interminabile serie di intoppi e si protrassero sin quasi all'inizio del XVI secolo.

Nel 1442 fu iniziata la costruzione, che proseguì sotto la direzione di Dugaro fino alla sua morte (1445). Fu poi ripresa dal suo collaboratore Erardo da Villaco. Nel 1453 fu tolta l'armatura ma, a opera ancora non terminata, morì anche Erardo. Nel 1558 il ponte venne lastricato, e nel 1689 venne restaurato una prima volta. Un successivo restauro, a opera di Giuseppe Cabassi, venne eseguito nell'anno 1836.

La costruzione venne abbattuta il 27 ottobre 1917 durante i tragici eventi della ritirata di Caporetto nel tentativo, inutile, di ritardare l'avanzata del nemico. Fu prontamente ricostruito, nelle stessa forma, dai tedeschi sotto la direzione di Anselmo Nowak e inaugurato già nel maggio del 1918.

Leggenda del Ponte del Diavolo

Il nome del ponte deriva da una leggenda popolare, alimentata verosimilmente dalle tormentate vicissitudini costruttive del manufatto: si dice che per costruire il ponte, i cividalesi avessero chiesto aiuto al Diavolo. Questi avrebbe preteso in cambio l'anima della prima creatura che fosse passata sul ponte. Accettato il patto, in una sola notte il Diavolo eresse il ponte, ma la mattina seguente i cittadini fecero passare sul ponte un gatto (o un cane o addirittura un maiale, secondo altre versioni: pare che in alcuni periodi dell'anno qualcuno abbia udito dei rumori, simili a grugniti, provenire dal letto del fiume intorno al ponte). Il Diavolo così beffato, dovette accontentarsi dell'anima dell'animale, lasciando per sempre in pace i cividalesi.

Secondo un'altra versione molto diffusa, il diavolo si sarebbe limitato a semplificare la costruzione dell'opera collocando la grossa pietra su cui poggia il pilastro centrale del ponte.

Ponte del Diavolo | Torcello (VE)

Il Ponte del Diavolo è uno dei due ponti dell'isola di Torcello, nella Laguna Veneta. È assai caratteristico in quanto, assieme al Ponte del Chiodo a Cannaregio, ha le fattezze degli antichi ponti veneziani, senza parapetto. Scavalca uno dei pochi canali interni dell'isola, quello che che collega il piccolo centro storico di Torcello con la laguna.

Le recenti indagini archeologiche hanno confermato che la sua edificazione risale al XV secolo, in quanto nel terriccio presente tra l'arco in mattoni ed il piano di calpestio, anch'esso in mattoni, sono stati ritrovati reperti databili a quel periodo. Si è però potuto constatare che le sue fondazioni si innestavano su fondazioni preesistenti, databili al XIII secolo, appartenenti ad un precedente ponte probabilmente piano e più stretto dell'attuale di circa un metro.

Il 6 agosto 2009 si è concluso il radicale restauro del monumento, con un intervento che ha rigorosamente mantenuto la struttura e la sovrastruttura originali rinforzando l'arco e le spalle.

Leggenda del Ponte del Diavolo

L'origine del nome del ponte è ancora inspiegabile. Taluni affermano che Diavoli fosse il soprannome di una famiglia locale, altri la fanno risalire a una leggenda simile a quella degli altri ponti qui elencati.

Ponte del Roch | Lanzo (TO)

Il Ponte del Roch, splendido esempio di costruzione medievale, fu chiamato dai valligiani "ponte del Diavolo" a causa della tassa imposta dal conte Amedeo VII che aumentò il dazio sul vino per ben dieci anni per rifarsi delle spese sostenute per la sua costruzione.

Costruzione che nacque dalla necessità di poter disporre di una via d’accesso alla pianura che fosse indipendente e svincolata dai rapporti con i principi sabaudi, gli Acaja e i marchesi di Monferrato, e per far questo era necessario aprire una strada sulla destra della Stura verso Ciriè e Robassomero.

Inoltre il ponte era fondamentale per le comunicazioni tra la pianura e le valli e sino alla costruzione di un sistema viario più recente, ebbe un ruolo centrale per il controllo dei traffici commerciali, il passaggio delle truppe e l’isolamento delle valli dai pericoli che potevano derivare da guerre e pestilenze.

Fu proprio durante la pestilenza di Torino, nell'anno 1564, che per paura del contagio, il Consiglio di Credenza della Castellania (l’organo paragonabile al moderno Consiglio Comunale) dispose l'immediata chiusura dell'attraversamento, facendo costruire sulla sommità del ponte una porta e ponendo corpi di guardia lungo i confini del territorio.

La leggenda del Ponte del Roch

Si narra che nel 1378 un insicuro architetto, aiutato dal diavolo in persona, iniziò la costruzione del più famoso ponte della Valli di Lanzo, quello che unisce il monte Basso con il monte Buriasco e s'innalza con un arco gotico di trentasette metri a quindici d'altezza sul fiume Stura. Il diavolo lo costruì in una sola notte in cambio del sacrificio di un’anima: "Lo costruirò così alto che si presterà idealmente ai suicidi. E almeno chi si ammazza, non muore in odore di santità, e viene direttamente con me all’inferno". Tuttavia un temporale scatenatosi all’improvviso impedì il mattino seguente ai valligiani di attraversare il ponte. Il diavolo nascosto nei pressi della costruzione attendeva impaziente la sua ricompensa e sentiti i primi passi balzò addosso alla preda, che altro non era che un ingenuo vitello… si volse per maledire il ponte, ma vedendo una schiera di fedeli che innalzavano una croce, si gettò disperato nel fiume.

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