L'amore di una mamma per il suo piccolo e il desiderio di libertà,
sono i temi di questa bellissima favola...
Alcune mucche, dal pelo bianco chiazzato di nero, pascolavano nel prato. Solo la mucca Feconda se ne stava discosta, e le altre la guardavano di sbieco: ma non era superba, era solo più intelligente e capiva di non poter amare né il padrone, che vedeva sempre ubriaco, né la fattoria, che le appariva come una prigione.
Passarono i giorni e a Feconda nacque un bel vitellino: essa badava che crescesse forte e vigoroso e voleva che saltasse e corresse a lungo, perché irrobustisse le gambe. Un giorno però, entrò nella stalla il padrone con un altro signore e Feconda, accortasi che guardavano stranamente il suo piccolo, capì subito ciò che sarebbe successo entro breve tempo.
- Non me lo prenderete il mio vitellino, no! So io ciò che farò!
- Ormai siamo abbastanza lontani dalla stalla! – pensava la mucca. Ma non si sentiva del tutto sicura, e così andò sempre più lontano.
- E’ davvero difficile rimanere in libertà – pensò un giorno Feconda – E se il tempo si guasta, noi siamo senza riparo. E poi è necessario ormai che qualcuno mi munga!
Cercava pascoli per unirsi ad altre mucche e trovare un padrone di suo gusto, ma tutti dicevano che occorreva trovare il legittimo proprietario. Feconda allora fuggiva con il suo piccolo.
Una sera giunsero ad una misera capanna e, d’un tratto, ecco apparire una fanciulla:
- Nonna, nonna! Ci sono due mucche bellissime, vieni a vedere!
- Forse si sono perse e cercano aiuto da noi – disse la nonna.
- Io credo che vogliano restare da noi – riprese la bambina – Guarda con che occhi buoni ci osservano. Non le cacceremo mai via, è vero?
La nonna acconsentì, e così ogni giorno ebbero un secchio di latte dolce e pannoso, un tesoro che da tanto tempo non avevano gustato. Tutti i giorni la bambina li portava al pascolo, li curava, li puliva e mungeva Feconda come un’esperta fattora.
- Con tutto il latte, il burro, il cacio che ci danno, sono davvero una provvidenza questi animali! – diceva spesso la nonna.
Il tempo passò e Feconda decise di rimanere con quelle due care persone. Ma una mattina la nonna non si poté alzare dal letto: era già tanto vecchia e ammalata, fu trasportata in ospedale.
- Come farà la mia piccina tutta sola? – si disperava la povera vecchietta. Ma Feconda aveva compreso benissimo la situazione e decise di ricambiare tutto il bene che aveva ricevuto. Il giorno dopo, infatti, si allontanò dal solito pascolo, in modo che la bambina fosse costretta ad inseguirla. Al tramonto essa si infilò in una stalla ben tenuta; la padrona se ne meravigliò, ma quando seppe tutta la storia dalla bambina, la volle tenere con sé.
La piccola trovò una nuova casa e una nuova famiglia. Divenne una ragazza brava e intelligente; il vitellino imparò a tirare l’aratro e Feconda ebbe un’altra bella vitellina.
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