In epoca dinastica noci e mandorle facevano parte del costume alimentare e fu proprio dalla civiltà egizia che tali frutti penetrarono nella civiltà greca e in quella romana.
Nei banchetti dell’antichità la frutta secca faceva parte della secunda mensa, quando i greci cambiavano il piano del tavolo prima si servirla, e i romani sostituivano la tovaglia.
Nella Roma antica era abitudine spargere noci sul pavimento della casa del futuro marito in occasione delle nozze, e pertanto esse erano simbolo di matrimonio.
Anche in epoca cristiana il consumo della frutta secca non subì flessioni, caricandosi di mistici simbolismi. Nelle fonti esegetiche mandorle, noci e nocciole sembra abbiano valore intercambiabile. Rabano Mauro (benedettino tedesco IX sec.) sottolineava come questi frutti avessero simile struttura, contraddistinta dalla presenza di un guscio duro e di un interno gustoso. Sul piano analogico gli alberi che le producevano rappresentavano la Chiesa poiché essa riuniva gli uomini santi come la pianta era carica di frutti gustosi.
Secondo alcuni studiosi le fasi che scandirebbero la generazione di questi frutti rimanderebbero all’incarnazione di Cristo e al mistero della Trinità.
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