domenica 16 ottobre 2016

SPERANZA



Il significato più comune che si dà a “speranza” è l’attesa fiduciosa che si realizzi qualcosa di preciso che desideriamo. Quando si vede o si vive o si ottiene ciò che si è sperato, in quel momento si dissolve l’attesa e finisce la speranza. Ma sperare può anche essere un modo di sentire che pervade la nostra vita, come vedere in fondo alla via sempre una luce, una possibilità di bene. L’atteggiamento interiore di speranza, da non confondersi con l’attesa immobile di un intervento del destino, aumenta la forza, aiuta a cogliere le opportunità, si trasmette a chi sta intorno, favorendone la collaborazione. La speranza è alla base di ogni motivazione, perché è tensione positiva verso il futuro e non è da scambiare – come fa qualcuno – con rassegnazione, rinuncia, passività, fatalismo. No, questa è una virtù forte, che si rialza in volo ogni mattina, come assicura Charles Péguy, uno dei più alti cantori della speranza. Che è creatività, dà spazio alla fantasia e illumina un’attesa. Nell’immediatezza delle comunicazioni di oggi, viviamo le attese con impazienza e ansia. La speranza lancia un ponte di serenità fra l’oggi e il futuro; possiamo camminare senza anticipare delusioni. La speranza è una virtù che ci tiene in vita, è la linfa dei giorni, trasmette e infonde il coraggio per uscire dalle situazioni più “disperate” e per riprendersi dai fallimenti, dai lutti, dalle disgrazie. Sperare è collegato all’umiltà: alla coscienza che non possiamo sapere cosa la vita ci riserba e ci richiede, quale significato avranno le nostre vicende nella storia, nostra, ma anche dell’umanità. È confidare nel nostro ruolo, anche inconsapevole, nel grande misterioso disegno della vita.

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