Dipinto di Bruno Dd Giulio
Ogni volta che c’è una spiaggia, e c’è la mareggiata, io ci vado
mi piace il suono metallico dei ciottoli che strisciano sui ciottoli
mi piace quell’odore intrepido di mareggiata
mi piace cercare
non so che cosa cerco, tutta la bellezza del cercare è qui
cercare qualcosa che non si sa.
La natura è vivere, invecchiare, morire, cioè osservare le regole.
Il mare rompe le rocce, rompe il ferro e l’acciaio;
rompe il coraggio dell’uomo;
trasforma un masso di pietra in un ciottolo levigato e scorrevole,
e continua a lavorarlo, a piallarlo, lustrarlo, farlo sempre più piccolo,
infine è un grano di ghiaia, poi un grano di sabbia, poi un granello di fango;
e il fango si diffonde nell’acqua non come cosa che è stata pietra ma come un fumo,
l’alito di una mucca nella stalla.
Tutte le cose che approdano sulla spiaggia quando c’è la mareggiata sono cariche di unè racconto;
di quello che sono state, e hanno passato, e ora sono diventate quello che sono;
e non è ancora finita, ora ci sono i loro rapporti con il sole e la pioggia,
il caldo e il freddo, il giorno e la notte, e l’uomo che passa.
Tutte le cose portate dalla mareggiata hanno i segni della loro avventura,
la vita è scoprire e provare, avere e non avere, perdere e vincere, piangere e ridere,
inghiottire e sputare, zucchero ed erba ruta.
Lo scroscio che fa una cosa di vetro o terraglia che cade e va in pezzi,
è come un grido animale, lo scoppio di pianto di un bambino;
è sgomento e disperazione.
Vittorio G. Rossi
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