venerdì 23 dicembre 2016

I TINTORI


L’arte della tessitura fu fondamentale lungo tutto il Medioevo e vieppiù in quel secondo periodo di esso quando le città ripresero a fiorire. Più gente, più vita, più animazione, più scambi, più traffici, più necessità… anche quella di vestirsi. Vesti, capi di abbigliamento di vario genere che andavano colorati. Tingere i panni non è un’invenzione del Medioevo, ma lo è l’affermarsi dell’arte dei tintori. Questi facevano un lavoro sporco – e perciò dovevano collocare le loro botteghe nei sobborghi – dove ci fosse possibilità di acqua, ma attenzione: il loro lavoro era anche “prestigioso” perché implicava la sapienza del saper utilizzare le sostanze coloranti e talvolta i procedimenti venivano coperti da segretezza. In varie città il mestiere dei tintori si andò strutturando fino a dar vita a corporazioni. Tintori sono attivi in tutte le città d’Italia e d’Europa: a Parigi i loro laboratori si dislocavano lungo la Senna. Si può ben immaginare che le loro botteghe fossero dei laboratori dove la pratica, l’esperienza, accorgimenti maturati nel “fare” davano come esito colori diversi in una sorta di “inventività continua”, come, su altro fronte, avveniva in ambito alimentare con l’ideazione di varie ricette: non a caso ricettari sono stati redatti anche per i tintori! Fin dall’antichità si tingeva in rosso, ma l’arte tintoria medievale fece notevoli progressi nel corso dei secoli – a partire dal XII – soprattutto nelle gamme dei blu, dei gialli e dei neri. I bianchi e i verdi erano difficili da raggiungere. Non era sempre facile pervenire alla giusta tonalità di colore che poi doveva essere fissata e resa più brillante dall’impiego di qualche mordente come l’allume. L’attività dei tintori si applicava sia alla produzione indigena sia a quella straniera; riguardava sete, lini, cotoni e impiegava materie tintorie che provenivano d’oltremare, quali l’indaco, il brasile, la porpora, ma anche reperibili nella nostra Penisola quali il guado, la robbia, lo scotano, lo zafferano, l’oricella. Per il rosso veniva usato anche il chermes, importato dall’Oriente. Se i rossi accesi ed i blu intensi erano ambìti dai ceti più abbienti, gli azzurri erano richiesti da un’ampia area sociale non necessariamente agiata. A partire dal Duecento il blu divenne colore ricercato ed apprezzato: la colorazione del manto della Vergine e di quello dei re ne sono testimonianza; il blu entrò in concorrenza con il rosso. Con l’avanzare del Medioevo la varietà dei colori s’incrementa e i tintori sono all’opera!

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