La carta, invenzione cinese, arrivò in Europa attraverso gli Arabi e fece la sua comparsa nel sec. XII e nel sec. XIII andò affermandosi sia pure lentamente.
Le prime cartiere in Italia sorsero nel corso del Duecento, ad Amalfi, Fabriano e in area ligure; la produzione poi si diffuse a Bologna, Padova ecc.
Poiché l’elaborazione di questo materiale scrittorio poggiava sugli stracci (solo dal sec. XIX si ricava dagli alberi) erano necessari macchinari complessi come i mulini da carta – cartiere – di cui erano proprietari i maestri cartai e furono questi a contrassegnare con le filigrane la carta di propria produzione. Nel tempo la carta soppiantò la pergamena. Il metodo di fabbricazione della carta è stato più o meno sempre lo stesso. Stracci di canapa e di cotone vengono macerati e poi battuti con magli fino a divenire una pasta morbida ed omogenea; questa viene versata in tini, nei quali si immerge la forma, costituita da un telaio rettangolare, sul quale sono tesi sottili fili di ottone, le vergelle, sostenute perpendicolarmente da bastoncini di legno, i colonnelli, sostenuti a loro volta da fili di rame, i filoni. Sul telaio un quadro mobile determina lo spessore della carta, che si lascia poi essiccare.
La battitura con magli, martelli metallici a due teste, fu facilitata e resa più efficace dall’impiego della ruota idraulica che azionava un albero a camme.
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