Un altro aforisma popolare dell’antica Roma dice: “Cauda de vulpe testatur” (la coda rivela la volpe), nel senso che un imbroglio si scopre da solo. Eppure, nonostante le ripetute vicende di furbacchioni che sono stati sorpresi con le dita nella marmellata, il mercato dei “fischi per fiaschi” e delle “lucciole per lanterne” continua a prosperare. È proprio vero che “la madre dei semplicioni non finisce mai di rimanere incinta”. Si racconta che Niels Böhr (1885 - 1962), fisico danese e premio Nobel nel 1922, tenesse dietro alla porta di una sua casa in campagna un ferro di cavallo. Ad un amico che gli chiedeva se anche lui credesse nella storia dei ferri di cavallo che porterebbero fortuna, rispose: “Naturalmente no!… Ma mi hanno detto che la portano anche a coloro che non ci credono”. Paul Valéry sostiene che “l’ingegno può convivere con le superstizioni più grossolane”, e Edmund Burke aggiunge: “La superstizione è la religione degli spiriti deboli”. È proprio questo che dà la carica a quei “bricconi furbacchiotti e scaltri, di campar senza danno a spese d’altri”. “La confidenza è saggia, la credulità è sciocca”, ricordava il nostro Cesare Cantù. E se è incontestabilmente vero che “ognuno è artefice della propria sorte”, è altrettanto evidente che non è da persone intelligenti “sfuggire al fumo saltando sui carboni”.
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