domenica 4 dicembre 2016

L’ASCETA DEL CIELO


Sebbene tutti gli uccelli sapessero che il passero solitario canta soltanto a primavera, non lo sapeva però il pettirosso, il quale scende al sud soltanto per la stagione invernale, allorché pur con la neve squittisce e s’aggrazia a gorgheggiare per un raggio di sole.

Quel melanconico collega, che dal campanile spiava in silenzio la desolata campagna, gli faceva perciò compassione. Non sapendo che pensarne, gli si accostò per confortarlo e gli chiese perché non cantasse. “Canto anch’io”, rispose il solitario. Ma il pettirosso gli fece notare che non l’aveva mai udito cantare. “Eppure canto lo stesso”, rispose l’altro, “e se non mi senti, è perché io mi riascolto in silenzio tutto quel che ho cantato a voce spiegata durante i giorni della primavera”.

“Non ti capisco”, osservò candidamente il pettirosso, “ma questa è la prima volta che sento una cosa bella anche senza riuscire a spiegarmela”. E rimase pensieroso per un momento. Poi ridiscese fra gli arbusti della campagna, accompagnato da un mistero che quanto meno lo capiva tanto più gli appariva attraente.

Certi sentimenti sono belli anche senza indagarli; ma esposti, perdono la loro attrattiva.

Pietro Luzi

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