domenica 4 dicembre 2016

I vestiti nuovi dell’Imperatore

Ancora una bella favola di Hans Christian Andersen...
C’era una volta un Imperatore che amava una sola cosa: i bei vestiti. Ne possedeva a centinaia, uno più bello dell’altro, ma ne sognava di ancora più belli. Un giorno due astuti truffatori si presentarono all’Imperatore spacciandosi come i migliori sarti al mondo, in grado di confezionare abiti con magnifici tessuti: - La nostra abilità è così grande, disse uno, che i nostri abiti diventano invisibili agli occhi dei sarti che non lavorano bene come noi e agli occhi di tutte le persone stolte -. L’imperatore li ascoltò con interesse, immaginando gli splendidi abiti che i due talentuosi sarti avrebbero confezionato per lui. Volle che preparassero subito una stoffa; diede loro una grossa somma di denaro, e ordinò che iniziassero il lavoro. I due installarono il loro telaio in una sala del palazzo e si misero all’opera. O, piuttosto sembrava che lavorassero, perché non vi era alcun filo sulle bobine e nessuna stoffa usciva dal telaio. Quando qualcuno si avvicinava e si stupiva di non vedere nulla, rispondevano: – Il nostro lavoro è di una tale finezza che si rende invisibile alle persone sciocche o che non hanno il nostro talento -.
Una mattina l’Imperatore provò il desiderio di sapere che tipo di stoffa i due sarti stessero preparando. Convocò uno dei suoi ministri, stimato per essere il più onesto, e gli ordinò di andare a controllare il lavoro. Il ministro obbedì, entrò nella sala dove i due uomini stavano lavorando, chini sul telaio senza fili né stoffa. Spalancò gli occhi e restò a bocca aperta: – Santo cielo, pensò, com’è possibile che io non veda nulla?-. Tuttavia per non sembrare un idiota, non disse nulla anzi, riferì all’Imperatore di essere rimasto incantato dal lavoro dei due sarti. Vedendo che il loro operato, benché invisibile, era apprezzato dalle persone di corte, i due furfanti chiesero ancora più oro e argento, riempendo un intero baule.
Qualche tempo dopo, l’Imperatore volle vedere con i sui stessi occhi la stoffa del suo prossimo vestito. Accompagnato dai suoi consiglieri si avvicinò al telaio e restò allibito quando non vide né filo né stoffa ma, per non apparire sciocco, espresse gran soddisfazione e chiese che gli venisse subito confezionato un abito con quella stoffa, da indossare alla prossima parata. I due compari cominciarono a tagliare nel vuoto e cucire con aghi senza filo. Quando l’Imperatore indossò i nuovi abiti li trovò così fini e leggeri che si sentì molto soddisfatto. Si girava e rigirava davanti allo specchio e decise che li avrebbe indossati per la parata.
Durante il passaggio, la folla urlava di ammirazione; ad un certo punto si udì una vocina: - L’Imperatore è nudo, gridò un bambino -. Un altro lo ripeté, poi un altro ancora e tutti si misero a ridere. L’Imperatore divenne rosso dalla vergogna di essersi mostrato nudo e di non aver riconosciuto la verità.
Una verità uscita solo dalla bocca dei bambini.

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