Alphonse Daudet è l'autore di questa favola
che ha come protagonista Bianchina,
una capretta testarda.
C’era una volta un contadino che non aveva fortuna con le sue capre. Le perdeva sempre allo stesso modo: una bella mattina se ne andavano in montagna e lassù il lupo se le mangiava. Né le carezze del loro padrone, né la paura del lupo riuscivano a fermarle. Dopo aver perso sei capre, ne comprò una settima. Soltanto che questa volta decise di prenderla piuttosto giovane, per meglio abituarla a stare con lui. Com’era graziosa quella piccola capra! Aveva occhi dolci, una piccola barbetta, zoccoli neri e lucenti, corna zebrate e un candido pelo che riluceva al sole: la chiamò Bianchina. Il signor Seguin sistemò la capra in un bel recinto, dietro casa. La legò a un paletto, avendo cura di lasciarle molta corda e, di tanto in tanto, andava a vedere come stava. La capra era molto contenta e brucava l’erba così di buon gusto che il signor Seguin era felicissimo: – Finalmente, ecco una capra che non si annoierà a stare qui!.
Ma il signor Seguin si sbagliava: la capra iniziò ben presto ad annoiarsi e un mattino, guardando le montagne, disse: - Come deve essere bello stare lassù, senza questa maledetta corda che mi stringe il collo!-. Da quel momento, l’erba del prato le sembrò cattiva. Vinta dalla noia iniziò a dimagrire e a dare sempre meno latte. Faceva pena vederla tirare la corda, con la testa rivolta alla montagna, belava tristemente. Un mattino, mentre il signor Seguin stava per mungerla, la capra si rivolse a lui dicendo: - Io mi annoio a stare qui, lasciatemi andare sulla montagna-. E il brav’uomo: - Purtroppo tu non sai che lassù c’è un lupo. Cosa farai quando ti troverà?-. L’ardimentosa capra rispose: - Gli darò tante cornate!-. E Seguin: – Il lupo non teme certo le tue corna. Ha mangiato delle capre molto più forti di te, che si sono difese per tutta la notte e al mattino erano bell’e mangiate -. Vedendo che la capra non sentiva ragione, desolato, Seguin condusse Bianchina in una stanza buia e chiuse la porta a doppia mandata. Ma si era dimenticato della finestra e, appena se ne andò, la piccola capra fuggì con un salto.
Quando Bianchina arrivò sulla montagna rimase estasiata. Niente più corde legate ai paletti, nessuna stanza buia, nessun obbligo, saltellava nella macchia in piena libertà. L’erba era fine, gustosa, la capra saltava le scarpate, faceva capriole, si rotolava nei pascoli profumati, scalava i picchi, saltava i torrenti con un balzo; infine si riposò su una roccia, lasciandosi accarezzare dai raggi del sole.
Quando giunse la sera, il vento si mise a soffiare e la montagna diventò scura;Bianchina udì un ululato. Era il lupo! Nello stesso istante un corno suonò dalla valle. Era il povero signor Seguin che voleva avvertire la sua piccola capra di tornare subito a casa. Bianchina stava per scendere a valle, ma si ricordò della corda e del paletto, e pensò che non poteva più fare quella vita, era meglio stare in montagna e rischiare la vita. Allora il lupo si fece avanti e Bianchina, coraggiosamente, si mise di fronte a lui, testa bassa e corna in avanti. Più di venti volte obbligò il lupo a indietreggiare per riprendere fiato, e così continuò per tutta la notte. Al mattino la capra si stese a terra, sfinita dalla fatica, con il suo bel pelo sporco di sangue… Il lupo allora si gettò sulla piccola capra del signor Seguin e se la mangiò.
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