I bottoni, presenti fin dalla Preistoria, usati nell’antica Roma, ai quali erano però preferiti lacci, spille e fibbie, furono in Italia una novità del XIII secolo. Utilizzati all’inizio come ornamento, trasformarono nel corso dei secoli XIV e XV gli abiti e il loro uso. Considerati alla stregua di gioielli, venivano fabbricati in corallo o altre pietre e materiali preziosi e venduti dai gioiellieri. A volte erano così preziosi e costosi che il loro acquisto poteva far incorrere nel rigore delle leggi suntuarie. Con l’andar del tempo andò diminuendo la funzione ornamentale dei bottoni e passò in primo piano quella pratica: furono realizzati in ottone, rame, vetro o stoffa e divennero meno costosi. I bottoni permisero alle donne di portare vestiti più aderenti, più facilmente indossabili, con maniche più strette e resero quest’ultime completamente staccabili. Non è un caso che proprio nel Medioevo faccia la sua comparsa il detto: «È un altro paio di maniche». Tale innovativo modello di manica faceva sì che questa parte dell’abito potesse essere lavata e cambiata più facilmente, visto che era anche la più soggetta a sporcarsi e a usurarsi.
Maniche separabili erano indossate, per essere alla moda, da donne ricche e regine. Le dame erano solite donarne una al loro cavaliere preferito, che la legava alla corazza a mo’ di stendardo. Il valore economico di maniche e bottoni è dimostrato dal fatto che essi venivano spesso donati tramite testamento ad altre donne o convertiti in denaro da destinare ai poveri e derelitti.
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