Un'antica favola che narra di un sultano crudele ed un astuto poveretto...
Un sultano scaltro e crudele voleva farsi credere giusto e clemente. Un giorno si presentò un povero uomo che doveva essere giudicato per una lieve colpa. Chissà perché, riuscì antipatico al sultano, il quale lo condannò a morte. Accortosi però dell’enorme impressione che tale ingiusta sentenza aveva provocato, il sultano finse di rimediarvi con un atto di clemenza e disse al poveretto:
- Ti lascio una via di salvezza. Ora io deporrò in un sacchetto una piccola palla d’avorio e una d’ebano. Tu ne prenderai una ad occhi bendati. Se prenderai la palla nera sarà subito eseguita la condanna, se prenderai la bianca ti farò grazia. Allah ti aiuti!
Un mormorio di speranza si sparse nella vasta sala del tribunale. Il sultano si ritirò in una stanza attigua, seguito dal primo visir. E costui vide che il sultano metteva nel sacchetto due palline nere, così che lo sciagurato era costretto a morire, senza nemmeno sperare la salvezza dalla sorte!
Addolorato e indignato, il primo visir ritornò nella sala e, avvicinatosi al condannato per bendarlo, gli mormorò:
- Nel sacchetto ci sono due palle nere. Règolati, e cerca di farlo cadere a terra. Allah ti salvi!
- Grazie! – rispose l’infelice lasciandosi bendare.
Tutti i presenti erano ansiosi. Il sultano sorrideva… Il condannato introdusse la mano destra nel sacchetto, la ritrasse chiusa con una delle due palline stretta nel pugno, e senza far vedere a nessuno se era bianca o nera, la inghiottì tra lo stupore di tutti. Poi, mostrando la mano vuota, disse:
- Ho inghiottito la pallina che ho estratto per prolungare di qualche istante la mia speranza di salvezza. Clemente sultano, guarda ora nel sacchetto: se vi è rimasta la pallina bianca vuol dire che ho preso la nera, e mi rassegnerò alla sorte… Se c’è la nera, è dunque quella bianca che ho pescato e per volontà di Allah sono salvo!
Subito i giudici e il primo visir si affollarono intorno al sultano e guardarono nel sacchetto: c’era dentro la pallina nera… Tutti credettero che il condannato avesse pescato la bianca e che la sorte favorevole l’avesse salvato.
Il sultano, livido di rabbia, fu costretto a tacere per non passare da uomo sleale, ma, incontrando lo sguardo del “graziato”, dovette abbassare gli occhi.
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