un posto per soli uomini ...
Le osterie di un tempo erano frequentate soltanto dagli uomini, di solito di sera e nei pomeriggi festivi.
L’oste stava dietro al suo bancone, in fondo alla stanza sempre fumosa , con un grembiule vagamente pulito alla vita intento a versare il vino richiesto nei misurini di vetro o nelle “mezzette piombate” col timbro dell’ufficio metrico.
A fianco teneva lo scaffaletto delle carte da gioco, e faceva i conti col gesso spesso sul piano del bancone, sul quale ogni tanto passava uno straccio, anch’esso poco pulito.
Alcune osterie avevano il gioco delle bocce sotto una pergola ombrosa e i giocatori si sfidavano in epiche partite che avevano come posta regolarmente il litro di vino, seguiti dagli apprezzamenti o dalle critiche degli spettatori.
In altre si poteva trovare anche da mangiare:
cibi semplici , intingoli di coniglio, umidi, trippa, minestre con fagioli o ceci, formaggio e salame, cibi che ben si accompagnavano con un bel bicchiere di vino rosso.
L’Osteria del villaggio
C'è un profumo
che nasce dalle crepe antiche del piccolo casolare,
a ridosso dell'osteria;
un inebriante aroma
di verdure saltate e abbracciate
delle costolette fumanti e dorate,
il vino che scola allegro,
al punto da risplendere
del gioiello antico
del sapore toscano;
ecco ogni piatto
che balla sulla tovaglia a scacchi,
cantando un'antica melodia
che vola
tra le feritoie e gli scorci
di un villaggio eterno
e battuto dalle pietre sagge
di una chiesa ancor più sapiente
delle fondamenta di un castello
Luigi Ciampolini
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