Nell’antica Roma vi erano i “thermopolii”, veri e propri bar con bancone di pietra verso la strada, dove venivano servite le bevande.
Attorno al 1554 nacque a Costantinopoli la “caffetteria”, e con la diffusione del caffé ne vennero aperte anche in Occidente. Il primo locale europeo sembra sia stato inaugurato ad Oxford nel 1650, ma c’è chi attribuisce il primato a Venezia (1640 ca.), seguita da Marsiglia, Parigi e Vienna.
Per celebrare la popolarità e il successo della bevanda nera, ma soprattutto dell’ambiente dove essa veniva consumata, nel XVIII sec. Carlo Goldoni gli dedicava la commedia: “La bottega del caffé”.
In questo periodo furono diverse le funzioni sociali attribuite alle caffetterie. In Inghilterra, alcune diedero origine agli esclusivi “club”, luogo di riunione dei gentiluomini aristocratici; in altri paesi diventarono invece spazio d’incontro della borghesia.
Quando in epoca post napoleonica ci fu una maggiore fluidità fra le classi sociali, un’umanità varia iniziò a frequentare le botteghe del caffé, che diventarono così spazio privilegiato per la circolazione delle idee politiche, letterarie e artistiche più diverse.
Nella metà dell’Ottocento a Parigi, capitale del lusso e del divertimento, nacquero poi i “cafè chantant” e i “caffé concerto”, dove la musica dilettava gli avventori, trasformando l’ambiente in un teatro di mondanità gaudente e cosmopolita.
Nelle iconografie dei pittori impressionisti di tardo Ottocento, il caffé diventò il luogo caratteristico della vita sociale, ritrovo d’intellettuali, artisti e gente comune.
In alcune opere di questo periodo, il vino compare nelle bottiglie industriali di vetro scuro.
Da Taccuini Storici
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