domenica 30 luglio 2017

La lista delle cose che rendono il nostro Paese così speciale

Lo spritz con l’Aperol. Il bidet. Carla Fracci. Fracchia e Fantozzi. La pasta col ragù e la pasta al pesto. La Dolce Vita. Roma Città Aperta. Cinecittà ai tempi d’oro. La storia siamo noi. Il campionato. I borghi. Le Dolomiti. Oriana Fallaci e Indro Montanelli. De Gregori, De Andrè, Gaber e Rino Gaetano. Gli 883. L’arte. I Bronzi di Riace. L’Italia di Rugby che vince con la Francia al Flaminio. Le campane della domenica. I pettegolezzi in dialetto. Il romanaccio e la favella toscana. La lingua italiana e chi la sa parlare bene. Roberto Baggio. La mamma. Il caffè. Troisi e Benigni dei tempi d’oro. Il liceo classico. Il Giorno della Civetta di Sciascia. La briscola nei bar di paese. La calza della Loren, che come lei nessuna mai. “Signora Felicita” di Gozzano, “Davanti a San Guido” di Carducci e “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza. Si stava meglio quando si stava peggio. Giovannona Coscialunga. Mario Bava, Antonio Margheriti, Joe D’Amato e tutto il filone B-Movies. Sergio Leone. Ennio Morricone. Lino Banfi quando faceva il porco e non il nonno. Bud Spencer e Terence Hill.
Calvino. Pasolini. L’intervallo al cinema. La parmigiana. La valle dei Templi. I Magredi. L’uso dei gesti per comunicare. L’università, tanto valida e tanto maltrattata. Il SID. Amarcord.. Il miscelatore automatico del rubinetto. I Promessi Sposi. La bellezza, l’eleganza e la raffinatezza delle nostre donne. La cucina povera. Le chiacchiere dei vecchietti. Le mille associazioni sul territorio. Mi turo il naso e voto. Toldo agli Europei del 2000 che para tre rigori. Il chinotto. La capacità di distinguere il cibo buono da quello cattivo, e l’abbigliamento bello da quello brutto. Interisti prendete casa a Madrid: si va in finale. L’autoironia, e fanculo al nazionalismo permaloso. La Scala. Le chiacchierate rumorose. Il Piave; anzi, LA Piave. La solidarietà. Il pasticcio della mamma al pranzo della domenica. Le feste dell’unità. La capitale. Il vitello dai piedi di balsa. Le serate in osmica. Il Great Complotto. Il ‘Va Pensiero’ diretto da Muti. Il cappuccino. Tex e Dylan Dog. Ratman. Sconfinare. La DC e il PCI. Il Tocai. L’oratorio. La Girella. “Ghe sboro!”. Le trentine. Il Parini e il Beccaria. La politica filo-araba degli anni ’80. Il Rinascimento. A come atrocità doppiatì come terremoto e traggedia I irdiddio L come lago di sangue e A come Adesso vengo e ti sfascio le corna. 1934, 1938, 1982, 2006. Il cielo è azzurro sopra Berlino. Il rock progressivo degli anni ’70: gli Area, le Orme e il Banco del Mutuo Soccorso. E la PFM. La pasta all’uovo. La Franciacorta. Il Lambrusco. Gian Maria Volontè. ClaudiaCardinale. La Bellucci. L’arte di sapersi arrangiare. Le trippe in umido. Le Quattro Stagioni di Vivaldi. Primo Carnera e Nino Benvenuti. Bruno Pizzul. Il prosciutto di San Daniele. Gli architetti e i designer italiani che vengono fuori sui giornali italiani solo quando realizzano un progetto all’estero. “Robberto!” della Loren quando consegna l’Oscar a Benigni. Perché in ogni pizzeria al mondo, ti senti un po’ a casa. Perché in ogni museo antico al mondo, ti senti un po’ a casa. Le magliette con striscia nera obliqua come alternativa all’obbligo delle cinture di sicurezza. Il Divo. Le pedalate in Graziella. Le discese ardite, e le risalite. L’avere tre salite come lo Stelvio, il Gavia ed il Mortirolo a 10 km l’una dal’altra e vederle scalare tutte insieme dal nostro campione del mondo in sella ad una italianissima Pinarello. Le campagne e le colline. La sedia gigante di Manzano. I Pitura Freska a Sanremo. La pizza napoletana. Machiavelli. La lancia Ypsilon. L’Antimafia. I tonnarelli cacio e pepe. Enrico Caruso. Claudio Villa e Nilla Pizzi. Anna Falchi da giovane. Mediterraneo. Palazzo Ducale. L’autocritica feroce. L’amarone della Valpolicella.


Da "Sconfinare"

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