La coltivazione della canapa è stata molto importante fino alla metà del secolo scorso, ed è bene saperne un po' di più.
La Cannabis (Linnaeus, 1753) o canapa è un genere di piante angiosperme della famiglia delle Cannabaceae.
Attualmente, secondo alcuni comprende un'unica specie, la Cannabis sativa, la pianta storicamente più diffusa in occidente, a sua volta comprendente diverse varietà e sottospecie; secondo altri invece si distinguono tre specie, C. sativa, C. indica e C. ruderalis.
Originaria dell'Asia centrale e sacra per la gente hindu, la pianta era indicata in sanscrito con i termini bhanga, vijaya e ganjika; in hindi, ganja. È generalmente accettata l'ipotesi secondo cui la canapa sia giunta nelle Americhe dopo Colombo; tuttavia alcuni scienziati hanno trovato residui di cannabis, tabacco e foglie di coca in numerose mummie (1500 d.C.) scoperte in Perù.
La canapa (Cannabis sativa) fino all’inizio del secolo scorso, era una pianta diffusamente coltivata nel mondo, non certo per le proprietà stupefacenti di alcune varietà, ma perché la canapa, grazie al gran numero dei prodotti ricavati, è stata per molti secoli uno dei cardini dello sviluppo economico di moltissimi paesi del mondo. In Italia negli anni Trenta e Quaranta si arrivò a coltivare 100.000 ettari ed il 75% del nostro prodotto era esportato. Le aree di produzione canapiera italiana più significative erano quelle dell’Emilia Romagna, della Campania, del Piemonte, del Veneto e della Lombardia Le fibre ricavate dal floema dal fusto sono infatti talmente resistenti alla trazione che per secoli furono sfruttate nell’industria navale per la produzione delle vele e di funi, con importanti risvolti economici e strategici. Le fibre della canapa venivano utilizzate nel settore tessile anche per la produzione di telerie pregiate tra cui le famose tovaglie romagnole, ma anche le preziose tele su cui i grandi maestri hanno dipinto le loro opere sono di canapa, e grazie alla loro resistenza possiamo ancora ammirare le preziosissime opere. Ma la canapa era preziosa anche per la produzione di olio da lumi e di carta, fino alla seconda metà del 1900, ed ancora oggi la stoppa prodotta dalla canapa viene utilizzata come insostituibile guarnizione dagli idraulici.
Nell’antichità, fino a ridosso dei giorni nostri, la canapa veniva apprezzata anche per le sue proprietà farmacologiche: analgesico, antiemetico, rilassante…
La canapa contiene però anche una sostanza stupefacente, il tetraidrocannabinolo (THC), che può essere presente in quantità variabile a seconda della varietà e che ci porta a fare questa rapida associazione canapa = “droga”…la presenza di questa sostanza ha creato l’aggancio al proibizionismo iniziato nel 1937 negli USA; tutt’oggi la sua coltivazione libera è vietata nonostante la Canapa sativa, coltivata per uso tessile ed alimentare abbia un bassissimo contenuto di THC. Il THC, oltre ad essere una sostanza ad azione stupefacente, possiede anche proprietà antidolorifiche (la Cannabis è usata per il trattamento del dolore), euforizzante, antinausea, antiemetiche, anticinetosico, stimolante l’appetito, abbassa la pressione endooculare (utilizzata nel glaucoma), ed in certi soggetti può abbassare l’aggressività. Sempre dal punto di vista farmacologico, negli ultimi decenni, si sono moltiplicati gli studi sulle proprietà neuroprotettive, di miglioramento del tono muscolare e della coordinazione motoria in pazienti affetti da sclerosi multipla dopo la somministrazione di THC.
Con l’avvento del proibizionismo (quale modo migliore per favorire il contrabbando?) la produzione di olio da lumi venne soppiantata dal petrolio, le funi iniziarono ad essere prodotte in nylon (sempre un sottoprodotto del petroli!), nell’industria tessile venne dato ampio spazio al cotone e poi alle fibre sintetiche, per quanto riguarda la carta comparirono le coltivazioni di alberi da carta e le cartiere.
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