Anche i torvi, anche i tristi, anche i ladri
hanno negli occhi la dolcezza
ordinate di fiori nel caos dell'esistenza.
In realtà, io, sono il ragazzo, loro
gli adulti. Io, che per l'eccesso della mia presenza,
non ho mai varcato il confine tra l'amore
per la vita e la vita...
Io, cupo d'amore, e, intorno, il coro
dei lieti, cui la realtà è amica.
Sono migliaia. Non posso amarne uno.
Ognuno ha la sua nuova, la sua antica
bellezza, ch'è di tutti: bruno
o biondo, lieve o pesante, è il mondo
che io amo in lui - ed accomuno,
in lui - visione d'amore infecondo
e purissimo - le generazioni,
il corpo, il sesso. Affondo
ogni volta - nelle dolci espansioni,
nei fiati di ginepro - nella storia,
che è sempre viva, in ogni
giorno, ogni millennio. Il mio amore
è solo per la donna: infante e madre.
Solo per essa, impegno tutto il cuore.
Per loro, i miei coetani, i figli, in squadre
meravigliose sparsi per pianure
e colli, per vicoli e piazzali, arde
in me solo la carne. Eppure, a volte,
mi sembra che nulla abbia la stupenda
purezza di questo sentimento. Meglio la morte
che rinunciarvi! Io devo difendere
questa enormità di disperata tenerezza
che, pari al mondo, ho avuto nascendo.
Forse nessuno è vissuto a tanta altezza
di desiderio - ansia funeraria
che mi riempie come il mare la sua brezza.
Pier Paolo Pasolini
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