domenica 30 luglio 2017

Una poesia di Pier Paolo Pasolini


Anche i torvi, anche i tristi, anche i ladri
hanno negli occhi la dolcezza
di chi sa, di chi ha capito: squadre

ordinate di fiori nel caos dell'esistenza.
In realtà, io, sono il ragazzo, loro
gli adulti. Io, che per l'eccesso della mia presenza,

non ho mai varcato il confine tra l'amore
per la vita e la vita...
Io, cupo d'amore, e, intorno, il coro

dei lieti, cui la realtà è amica.
Sono migliaia. Non posso amarne uno.
Ognuno ha la sua nuova, la sua antica

bellezza, ch'è di tutti: bruno
o biondo, lieve o pesante, è il mondo
che io amo in lui - ed accomuno,

in lui - visione d'amore infecondo
e purissimo - le generazioni,
il corpo, il sesso. Affondo

ogni volta - nelle dolci espansioni,
nei fiati di ginepro - nella storia,
che è sempre viva, in ogni

giorno, ogni millennio. Il mio amore
è solo per la donna: infante e madre.
Solo per essa, impegno tutto il cuore.

Per loro, i miei coetani, i figli, in squadre
meravigliose sparsi per pianure
e colli, per vicoli e piazzali, arde

in me solo la carne. Eppure, a volte,
mi sembra che nulla abbia la stupenda
purezza di questo sentimento. Meglio la morte

che rinunciarvi! Io devo difendere
questa enormità di disperata tenerezza
che, pari al mondo, ho avuto nascendo.

Forse nessuno è vissuto a tanta altezza
di desiderio - ansia funeraria
che mi riempie come il mare la sua brezza.

Pier Paolo Pasolini

Nessun commento:

Posta un commento