IL PRANZO DELLA DOMENICA
Coprirsi bene, questo è il tuo credo, madre pura.
Seduta su porzioni di sedia, chiedi scusa
d’avere ombra e peso specifico dei vecchi
testimonianza vera, lo giuro
ho visto tutto
Adesso mangia
le margherite tacciono al prato, come noi
che forse dimeniamo i pensieri troppo in fretta
per partorirli in brevi concetti.
Mangia e sogna.
Il figliolo delicato alla vita è un bel vitigno
un fiore di campagna un po’ concio
ma sincero, nel suo caramellarti la sera di racconti
con quello più di tutti a te caro.
Una mattina
che il gelo prese al cuore il Paese
non partiva, la macchina là in strada
già di seconda mano.
Spingemmo tutti e due con il fiato a mezza gola
sudando goccioline di brina;
ed ecco andare
singhiozzo dopo salto nel vuoto
lei si accese.
Finisti a terra sopra la ghiaia, calze rotte
e tutte le ginocchia di sangue.
Fu, quel tempo, la prima volta che tu piangesti
me davanti.
Il tuo pudore ruppe l’incanto, ti voltasti
ma io ti tenni il capo con grazia e commozione.
Non l’ho scordato mai, madre pura
e ancora duole.
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