sabato 11 febbraio 2017

La leggenda sul "Chiaro di Luna"



La "Sonata quasi una fantasia" in Do# minore op. 27 n.2 di Ludwig van Beethoven, soprannominata "Al Chiaro di Luna", è uno dei pezzi più straordinari e celebri in tutta la storia della musica.

Circola da sempre una leggenda, anche con piccole varianti, su come questo brano sia stato concepito. Non esiste alcuna fonte che ne attesti una veridicità anche parziale (anche il soprannome è postumo!), anzi è ritenuta completamente falsa, tuttavia la storia in sé resta piuttosto affascinante in quanto restituisce la dimensione "naturale", che ne ha ispirato successivamente il titolo, e anche una sensibilità umana, da parte del compositore, che fa piacere immaginare nei confronti di una donna povera e cieca.

In una notte d'inverno, Beethoven andò a fare una passeggiata con un amico, al chiaro di luna.

Mentre stavano camminando, sentirono le note di una musica bellissima provenire da una casa piccola e povera.

Beethoven si fermò, ascoltò e disse: E' una delle mie sonate. Quell'uomo sta suonando molto bene."

Improvvisamente la musica si fermò e si udì la voce di una ragazza, "Non posso continuare a suonare. E' troppo bello e io non rendo giustizia a questa musica. Quanto mi piacerebbe poter andare anche ad un solo concerto di Beethoven!"

Un'altra voce, quella di un uomo disse: "Sai che non possiamo, sorella. Siamo troppo poveri. Abbiamo a mala pena i soldi per pagare l'affitto."

All'esterno, Beethoven disse al suo amico, "andrò e suonerò per loro. Quella ragazza è una musicista meravigliosa."

Bussò alla porta ed entrò. La stanza era piccola e buia con una sola candela accesa. 
La ragazza era pallida e magra e il giovane stava lavorando a un tavolo da ciabattino.

"Mi scusi," disse Beethoven, "Ho sentito una musica bellissima. Sono anch'io un musicista. Potrei suonare qualcosa per voi?"

Il giovane disse scusandosi: "Il nostro pianoforte è vecchio e non abbiamo spartiti".

"Non avete spartiti? E allora come ha fatto tua sorella…" Si fermò di botto appena notò che la ragazza era cieca.

"Ho ascoltato una persona che si esercita ogni giorno, " rispose la ragazza timidamente. "Io amo la musica".

Appena ebbe sentite queste parole, Beethoven si sedette immediatamente davanti al pianoforte e cominciò a suonare.

Fratello e sorella ascoltavano assorti in silenzio. La ragazza ad un certo punto disse: "Che musica meravigliosa! Chi siete, signore?"

"Ascolta questa", rispose Beethoven e cominciò a suonare una delle sue grandi sonate. Subito la ragazza esclamò: "Ora lo so! Tu sei il grande Beethoven. Oh, come sono felice!"

Proprio in quel momento la candela si spense.

L'amico di Beethoven aprì la tenda e la luce d'argento della luna pervase la stanza.

Beethoven rimase in silenzio per un po' e poi disse: "Io comporrò una nuova sonata per voi. Sarà una Sonata 'al chiaro di luna'".

Iniziò a suonare con tutto il cuore e la musica scorreva, dolce, delicata e bella. Alla fine si fermò.

"La ringrazio, gentile signore," disse la ragazza. "Per favore, torni di nuovo". "Lo farò" rispose Beethoven, "e vi darò anche qualche lezione di musica".

Uscirono.

Beethoven disse al suo amico, "Sbrighiamoci a tornare. Devo scrivere quella 'Sonata al chiaro di luna'".

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