domenica 24 aprile 2016

25 aprile: Festa della liberazione.


L'anniversario della liberazione d'Italia (anche chiamato festa della Liberazione, anniversario della Resistenza o semplicemente 25 aprile) è una festa nazionale della Repubblica Italiana che ricorre il 25 aprile di ogni anno.

È un giorno fondamentale per la storia d'Italia ed assume un particolare significato politico e militare, in quanto simbolo della vittoriosa lotta di resistenza militare e politica attuata dalle forze partigiane durante la seconda guerra mondiale a partire dall'8 settembre 1943 contro il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana e l'occupazione nazista.


Il 25 aprile 1945 è il giorno in cui, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) - il cui comando aveva sede a Milano ed era presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani (presenti tra gli altri il presidente designato Rodolfo Morandi, Giustino Arpesani e Achille Marazza) - proclamò l'insurrezione in tutti i territori ancora occupati dainazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, giorni prima dell'arrivo delle truppe alleate; parallelamente il CLNAI emanò in prima persona dei decreti legislativi, assumendo il potere «in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano», stabilendo tra le altre cose la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti, incluso Benito Mussolini, che sarebbe stato raggiunto e fucilato tre giorni dopo.

«Arrendersi o perire!» fu la parola d'ordine intimata dai partigiani quel giorno e in quelli immediatamente successivi.

Entro il 1º maggio tutta l'Italia settentrionale fu liberata: Bologna (il 21 aprile), Genova (il 23 aprile) e Venezia (il 28 aprile). La Liberazione mise così fine a venti anni di dittatura fascista e a cinque anni di guerra; la data del 25 aprile simbolicamente rappresenta il culmine della fase militare della Resistenza e l'avvio effettivo di una fase di governo da parte dei suoi rappresentanti che porterà prima al referendum del 2 giugno 1946 per la scelta fra monarchia e repubblica – consultazione per la quale per la prima volta furono chiamate alle urne per un voto politico le donne – e poi alla nascita della Repubblica Italiana, fino alla stesura definitiva della Costituzione.

Il termine effettivo della guerra sul territorio italiano, con la resa definitiva delle forze nazifasciste all'esercito alleato, si ebbe solo il 3 maggio, come stabilito formalmente dai rappresentanti delle forze in campo durante la cosiddetta resa di Caserta firmata il 29 aprile 1945: tali date segnano anche la fine del ventennio fascista.

Di tutto un po' #336


L'abitudine ci porta ad usare sempre tisane confezionate, ma non sappiamo che molti ingredienti possiamo averli a costo 0 durante tutto l'anno. 


In primavera molte piantine sbocciano, quindi possiamo creare un angolo sul balcone o in giardino, con molte erbe che possiamo utilizzare per le nostre tisane. 



Come ad esempio la malva, la camomilla e la menta, che possono essere facilmente coltivate in vaso; oppure il tarassaco che potrebbe essere già presente in molti dei nostri giardini, mentre le more che possono essere raccolte durante una scampagnata nella Natura. 

Non ci resta che raccogliere i fiori, le foglie ed i frutti (facendo sempre molta attenzione, se non si è sicuri della pianta evitate, zone incontaminate mi raccomando) ed essiccare per avere a disposizione le materie prime per preparare tisane gratis tutto l'anno!


Di tutto un po' #335


Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere, potremmo essere suddivisi in quattro categorie.

La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi. La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti. C'è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata. 


E c'è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori.

Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere

LA COLAZIONE DELLA MOGLIE


Dopo la prima notte di matrimonio, il marito si alza presto e prepara la colazione per la moglie: latte, caffè, pane tostato, burro, marmellata, biscotti e un paio di croissant appena usciti dal forno. La moglie, vedendosi portare tanto ben di Dio, esclama: “Oh, caro! Sei un vero tesoro!”.

Il marito: “Non esaltarti, cara! Ti sto solo insegnando quello che, da domani, dovrai fare tu!”.
“Coniuge” deriva dal latino “cum iugo”, “sotto lo stesso giogo”. Ciò vuol dire che i coniugi devono andare avanti nella vita tutti e due insieme e non già uno solo o tutti e due divisi.

Pino Pellegrino


L’ELEGANTE E FRAGRANTE MAGNOLIA


La magnolia, con la sua fioritura, segna l’arrivo della primavera. I grandi ed eleganti fiori dalle linee pulite sbocciano sui rami nudi di alberi piantati magari nell’Ottocento, arricchendo il paesaggio di colori e profumi. È una pianta originaria del continente asiatico, in particolare del Giappone e del nord America. Fu il botanico francese Chales Plumier a darle questo nome, in onore del botanico francese Pierre Magnol, che per primo introdusse una magnolia in Europa. È un maestoso albero sempreverde che può raggiungere altezze notevoli. La foglia è generalmente di grandi dimensioni e di forma regolare, di colore verde lucido e brillante nella pagina superiore e verde opaco nella pagina inferiore. Il fiore, che sboccia dall’inizio della primavera fino ai primi freddi invernali, è grande, carnoso, dal colore che va dal bianco puro al viola porpora, molto profumato. Sono stati ritrovati, in America esemplari fossili dell’albero di magnolia risalenti a cinque milioni di anni fa, a testimonianza della sua esistenza sulla terra da sempre. In Georgia, era tradizione piantare una magnolia in ogni aiuola, come portatrice di buona sorte per gli abitanti della casa. Sembra, inoltre, che furono dei giardinieri francesi a piantare il primo esemplare di magnolia al centro di un grande giardino.


Beh, quella pianta crebbe e divenne maestosa, la più grande d’Europa e visse oltre cento anni. È opportuno non sostare o addormentarsi a lungo sotto un albero di magnolia fiorita, perché l’intenso profumo dei fiori potrebbe stordire. Nella medicina popolare giapponese, i fiori e la resina della corteccia, essendo ricchi di vitamine e sali minerali, erano utilizzati per lenire i problemi reumatici, mentre i boccioli venivano usati come antinfiammatori.

Nel linguaggio dei fiori, la magnolia assume due significati diversi in base al colore del fiore: se esso è bianco simboleggia la purezza e il candore; se è rosa simboleggia il pudore. 
Infine, regalare una magnolia significa ritenere la persona alla quale la si dona forte, dignitosa e perseverante.


IN CUCINA NON TUTTI SANNO CHE…ACETO


Conosciuto fin dalla scoperta del vino, veniva utilizzato in molte occasioni come risorsa preziosa: ad esempio, i marinai lo aggiungevano in piccole quantità alle loro scorte di acqua dolce per evitare che esse imputridissero troppo velocemente durante i lunghi viaggi per mare. L’aceto si ottiene dalla fermentazione (acetificazione) del vino, a opera di microrganismi detti batteri acetici o acetobatteri, che riescono a trasformare l’alcol etilico del vino in acido acetico. Un altro tipo di aceto si ricava dalla fermentazione degli alcol presenti nella frutta, nei cereali, nel malto e nel miele. Quando all’aceto vengono aggiunte sostanze aromatizzanti, si ottengono gli aceti aromatizzati, come l’aceto al dragoncello, allo scalogno, al limone e così via.

CONSIGLI
Per produrre in casa un buon aceto, occorre innanzitutto un buon vino: va benissimo quello casareccio, perché l’altro della grande distribuzione è di solito soggetto a trattamenti che ne inibiscono la fermentazione.

È necessario poi procurarsi una “madre” dell’aceto (chi fa l’aceto in casa dovrebbe averla nel fondo dell’acetiera), cioè una specie di pasta gelatinosa, abbastanza scura, in cui si sviluppano i batteri che produrranno la trasformazione del vino in aceto. Mettete il vino e la “madre” in un recipiente che chiuderete solo per proteggere il liquido da insetti e polvere, ma che dovrà consentire il passaggio dell’aria, in quanto il processo di acetificazione avviene in presenza di ossigeno. Qualora non abbiate a disposizione la “madre”, potete ricorrere a un altro metodo, alquanto empirico, ma che a volte sembra offrire un buon risultato: introducete nel recipiente del vino un pezzo di pasta trafilata di quelli che si usano per cucinare i primi piatti.

Sia nel caso che abbiate la “madre” o meno, ricordate che la temperatura dell’ambiente è molto importante per favorire l’azione dei batteri: quella ottimale va dai 20 ai 25 °C. In queste condizioni, il processo di acetificazione dovrebbe compiersi nell’arco di due o tre settimane. Tenete a mente comunque di non conservare vino e aceto nello stesso luogo: il primo risentirebbe delle esalazioni del secondo.

Chiesa parrocchiale di san Michele Arcangelo a Campanara. Comune di Palazzuolo sul Senio.


Edificata inizialmente intorno la metà del primo millennio dopo Cristo era uno dei baluardi dei bizantini in lotta con i longobardi durante la guerra greco - gotica. In quella chiesa, nel 1350, gli abitanti del luogo decisero di aderire alla repubblica fiorentina sperando in una protezione dagli attacchie dalle razzie perpetrate fino ad allora dai potenti vicini. la storia ci racconta, però, che questo non avvenne e i fiorentini saccheggiarono a più non posso la frazione. La chiesa, durante i secoli venne distrutta e ricostruita più volte. Infine, nel 1847, venne eretta nel luogo odierno. Dopo un disastroso terremoto che, nel 1919, rovinò il Mugello la chiesa venne ricostruita nello stato attuale nel 1923, come recita la scritta sull' architrave. Adibita al culto fino alla fine degli anni '60, oggi e' sconsacrata e affidata alle cure dei proprietari della canonica che cercano di restaurarla.

Un mito italiano: La Vespa




La Vespa compie 70 anni, una storia d'Italia su due ruote.

La Piaggio ha depositato il brevetto il 23 aprile 1946, poche settimane prima del referendum monarchia-repubblica.


A quattro anni dall’inizio della produzione Vespa sarà prodotta in 13 Nazioni e commercializzata in 114 Paesi nel mondo.

Nel 1960 Vespa supera il traguardo dei 2 milioni di unità prodotte; saranno 4 milioni nel 1970, e oltre 10 milioni nel 1988, tanto da fare di Vespa - oggi arrivata a superare quota 18 milioni - un fenomeno unico nel settore delle due ruote motorizzate.

Di tutto un po' #334


Non c'è gradualità nell'accadere delle cose. Le cose, come quando capitano, capitano. E non è nemmeno che puoi accompagnarle, impedire che ruzzolino trascinandoti con loro. Non si possono far andare piano le cose che capitano. Non si possono controllare o gestire. Nemmeno capirle si può. Infatti la frase più ricorrente a questo proposito è: «Non so cosa mi sta succedendo». Mica certe frasi vengono per caso.

Diego De Silva

I POTERI DELL'AVENA!


È depurativa: grazie agli amminoacidi, stimola la produzione di lecitina nel fegato, favorendo la depurazione completa dell’organismo dalle tossine. Mangiare avena fa bene per pulire le pareti arteriose in quanto le fibre eliminano i depositi di grasso che possono causare problemi cardiaci e di colesterolo.

Aiuta a controllare i livelli di zucchero nel sangue: è uno dei cereali contenenti più proteine (fino al 17%) e meno carboidrati, ed è quello che contiene più grassi in assoluto. Se a questo aggiungiamo l’11% di fibre, otteniamo uno dei cereali con il più basso indice glicemico, che la rende particolarmente adatta per i diabetici.

Aiuta la digestione: contribuisce a ridurre gli acidi biliari, facilitando a sua volta il transito intestinale ed evitando la stitichezza. Essendo ricca di carboidrati ad assorbimento lento, mantiene la sensazione di sazietà più a lungo, costituendo quindi una buona alternativa per chi sta seguendo una dieta.

domenica 10 aprile 2016

Come si viaggiava nel Settecento?


Nel settecento il "turismo", come lo conosciamo oggi, non esisteva. Viaggiare era pericoloso, i ladri erano sempre presenti nelle strade. Inoltre, le carrozze si rompevano facilmente per il cattivo stato delle strade. Per i viaggi all'estero c'era un ulteriore problema: la lingua. Pochissimi sapevano una lingua straniera. I viaggi erano lenti e lunghi, in una settimana si riuscivano a fare forse 500-600 chilometri, e solo i più ricchi avevano i soldi per fare un viaggio così lungo.

Ma qualcuno viaggiava: nel medioevo c'erano i commercianti che lo facevano per necessità. Poi i pellegrini che andavano a Roma per ottenere l'indulgenza. E infine gli scrittori, i pittori e architetti che volevano imparare presso maestri stranieri o cercavano ispirazioni artistiche. Dürer per esempio andò in Italia e in Olanda per imparare. Il ricco banchiere Fugger mandò suo figlio a Venezia, affinché potesse conoscere il sistema bancario italiano. Il piccolo Mozart fu portato in giro per l'Europa (anche per l'Italia) per farsi conoscere. Dall'altra parte, architetti e pittori italiani andarono in Germania, perché lì l'arte italiana era richiesta e c'erano buone possibilità di guadagnare. I viaggi erano dunque quasi sempre per motivi di lavoro o di studio.

Tra il XVIII e il XIX secolo un viaggio nel bel paese diventò una tappa quasi obbligatoria nell'educazione dei giovani delle ricche famiglie inglesi, francesi e tedeschi, per completare l'istruzione tradizionale da parte degli insegnanti privati. Nel Settecento c'erano già alcuni, pochi, "luoghi di riposo" dove i ricchi andarono per divertimento, un viaggio restava comunque sempre un'impresa notevole, costosa e non senza pericoli. Il 95% della gente non lasciava praticamente mai la città dove viveva e lavorava.
"Goethe nella campagna romana", quadro di Johann Heinrich Wilhelm Tischbein (1786)

Buongiorno a tutti!!!


Buongiorno alle persone che affrontano ogni giornata con l'antica ricetta della nonna: 

un buon caffè, un bel sorriso, moltissimo buon senso, tanta umiltà, un bel po’ di buona volontà e …tanta, tanta pazienza!

A chi è solo e a chi si sente solo. 

A chi basta a se stesso e non riesce a stare solo. 

A chi è diverso dagli altri ed è contento di esserlo.

Buongiorno alle persone che amano, a quelle che soffrono, a quelle che resistono. 

A quelle che non si arrendono mai alle difficoltà della vita. E ogni volta ci riprovano.

A chi oggi festeggia un anniversario, l’onomastico o il compleanno. Oppure semplicemente ricorda un avvenimento importante, una emozione…

Buongiorno a tutti, ma proprio a tutti, nessuno escluso. 

Con un sorriso.


La Peonia, il fiore degli Dei.


Unico fiore a essere coltivato nell'Olimpo, secondo miti e leggende, la Peonia ha un fascino unico, particolare.

Romantiche, profumate, delicate o esuberanti nei colori, le peonie sono piante che fioriscono una sola volta all’anno e per un periodo di tempo abbastanza breve, ma il loro fascino è enorme e le loro fioriture esplosive, che vanno da aprile a giugno, rappresentano uno dei più esaltanti spettacoli della primavera.

Le peonie sono piante di grande adattabilità, non particolarmente difficili da coltivare, sopportano bene anche gli inverni più rigidi e vivono in quasi tutti i terreni.

il Santuario della Madonna del Pilar a Castenaso.(BO)


La chiesa, costruita alla fine del XVII sec., sorge in località Madonna di Villanova, a 4 Km da Castenaso. 

Fu costruita in quattro anni in sostituzione di un più misero oratorio.e fu dedicata alla Vergine venerata a Saragozza dal Rettore del Collegio di Spagna, che aveva in queste zone vari e vasti possedimenti.

In questa chiesa, il 16 marzo 1822 furono celebrate le nozze del compositore Gioacchino Rossini con il famoso soprano Isabella Colbran.

Le invenzioni della bicicletta

Fin dal 1990 la ICHC (Conferenza internazionale sulla storia del ciclismo) si riunisce ogni anno in un paese differente con lo scopo di offrire uno spazio per condividere idee e risultati di ricerche scientifiche sulla storia della bicicletta e del ciclismo. La ICHC ha permesso di riconciliare molte delle idee riguardanti la storia della bicicletta, che erano state per la maggior parte sbagliate ed influenzate da nazionalismi, smontando così alcuni miti sviluppatisi intorno alla sua nascita. La ICHC come sua nascita considera l'applicazione del principio del veicolo a due ruote che è la base del ciclismo (e del motociclismo).

Le invenzioni applicate alla bicicletta che hanno avuto successo sono state il risultato di precedenti idee ed esperimenti per cui difficilmente è possibile associare ad un determinato progetto una precisa data storica ed un particolare inventore. In qualche caso è stato messo in discussione il valore storico di alcune invenzioni perché esse ottennero importanza solo dopo: infatti invece di rappresentare un punto di svolta inequivocabile nella storia della bicicletta, la loro innovazione fu presto dimenticata senza poter lasciare un segno permanente.

L'origine della prima bicicletta effettivamente utilizzata è da attribuirsi al barone Karl von Drais, un impiegato statale del Gran Ducato di Baden in Germania. Karl Drais inventò la sua "Laufmachine" (macchina da corsa) nel 1817 che fu chiamata dalla stampa draisine (in Italia draisina) e più tardi velocipede. Il maggiore miglioramento in questo progetto era l'aggiunta dello sterzo. Si dice che il suo interesse nel trovare un'alternativa all'uso del cavallo fosse dovuto all'inedia e alle frequenti morti dei cavalli causate dall'insufficienza dei raccolti del 1816 (il cosiddetto "anno senza estate").

Nel suo primo documentato viaggio da Mannheim, il 12 giugno 1817, coprì la distanza di 13 chilometri in meno di un'ora. La draisina di legno pesava 22 chili, aveva boccole d'ottone all'interno dei cuscinetti della ruota, un freno posteriore e 152 millimetri di avancorsa della ruota anteriore per ottenere un effetto auto-stabilizzante (effetto castor). La draisina era spinta in avanti facendo pressione per terra con i piedi; i pedali furono aggiunti circa quarant'anni dopo. Questo progetto innescò una moda diffusa ma di breve durata. Molte migliaia di copie furono costruite ed usate dappertutto e ciò viene considerato come l'origine del trasporto personale senza uso di cavalli.


Di tutto un po' #333


Che il sole ti porti nuova energia durante il giorno,
che la luna dolcemente ti rigeneri di notte,
che la pioggia ti lavi via le preoccupazioni,
che il vento soffi nuova forza nel tuo essere,
che tu possa camminare per il mondo e
conoscere la sua bellezza tutti i giorni della tua vita.

Benedizione Apache

Di tutto un po' #332


La vita è tutta una questione di attimi.
Brevi. Intensi. Colorati di mille sfumature.
Attimi di eterno.
Attimi che si trasformano in ricordi.
Ricordi che diventano parte di te.
Della tua vita. Della tua storia...

-- MorenaTravaglino

sabato 9 aprile 2016

Una mattina in campagna



Questa fotografia mi ricorda gli anni dell'infanzia di molti, la grande aia dove razzolavano le galline tra i pagliai, e il silenzio delle mattine quando i bambini si alzavano che già tutti erano andati nei campi e si sentivano solo le bestie che ruminavano piano nella stalla...e da fine inverno in poi, le porte non si chiudevano mai, si accostavano solo di notte.


venerdì 8 aprile 2016

Di tutto un po' #331


E’ una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. E’ una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttare via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio...
-- Il piccolo principe

Di tutto un po' #330


Io sono strana, lo so.
Sono un groviglio
di contraddizioni,
mescolo la rabbia con i sogni
i sogni con la speranza
l'amore con il desiderio
la delusione con la determinazione
il pianto con una sana risata.
Lancio un sasso e nascondo la mano
per tirarle fuori entrambe.
Sono un groviglio di tutto
nel mio essere donna
madre, compagna, amante, amica
con tutta la mia luce
e con tutta la mia oscurità.
Sono un bagaglio di vissuto,
di lividi nascosti sotto pelle,
di battiti improvvisi soffocati,
di sogni sognati caduti a terra
prima di prendere il volo.
Di traguardi raggiunti, di fallimenti
di rabbia uccisa,
di momenti di si e momenti no.
Sono un groviglio di donna,
di passione, amore,
di odio, di indifferenza.
Sono schiva e solare
rido e piango con la stessa forza
sono mare in tempesta
onda calma che abbraccia
passione che travolge.
Troppo presente, troppo assente,
troppo vicina, troppo lontana,
ma se non mi trovi è solo perché
non hai allungato la mano.
Gioco in difesa
ma senza armi d'attacco,
mi arrendo davanti a un sogno
e so ascoltarne i battiti
perché vivo di quei battiti...

-- Silvana Stremiz


Di tutto un po' #329



Abbiamo case più grandi, ma famiglie più piccole.
Più opportunità, ma meno tempo.
Più istruzione, ma meno buon senso.
Più esperti, ma più problemi.
Più medicine, ma meno salute.
Sono tempi in cui si realizzano profitti astronomici,
ma relazioni umane povere.
Questa è un epoca in cui tutto viene messo in vista
alla finestra, per occultare il vuoto della stanza...
-- Dalai Lama

HOYA – IL FIORE DI CERA

Il fiore hoya è originario dell’India, della Cina meridionale, dell’Australia, di Giava, del Borneo e dell’Himalaya. La forma della foglia è diversa da specie a specie, ma ha la caratteristica di essere ovale e molto carnosa, di colore verde scuro se la pianta cresce in un clima secco, è invece sottile e allargata se la pianta si trova in ambiente umido. Il fiore può essere di diversi colori con la caratteristica forma a stella: esso è composto da 5 petali, a loro volta uniti in grappoli composti da 10 fiori. È di colore bianco con la parte centrale di colore rosa scuro. Compare ai primi caldi primaverili, ha una durata di circa 7 giorni ed emana un leggero e delicato profumo.
Fu il botanico Robert Brown a classificare l’hoya a cui diede questo nome in onore dell’amico Thomas Hoy, capo giardiniere del duca di Northumberland.
Questo fiore cresce bene nelle regioni italiane ed europee dove vi è una temperatura mite durante tutto l’anno. Il nome con cui è volgarmente conosciuto in Europa è “wax plant”, che vuol dire “pianta di cera”; mentre in Italia è nota con il nome di “fiore di cera”. 
Nel linguaggio dei fiori rappresenta la bellezza scultorea.

IN CUCINA NON TUTTI SANNO CHE…LA CIPOLLA


La cipolla, originaria dell’Asia settentrionale e della Palestina, era usata e apprezzata anche dagli Egizi e dai Greci: mescolando cipolla tritata e miele e lasciando fermentare ottenevano una specie di birra. In gastronomia la cipolla ha sempre avuto un ruolo da regina: nel ’300 Pietro Crescenzi scriveva, nel suo celebre trattato sull’agricoltura, che le cipolle erano mangiate soprattutto dai contadini, ma erano “buone anche per i nobili dopo settembre”. È una pianta erbacea tra le più diffuse e coltivata per il suo bulbo formato da tante foglie che partono da una parte centrale (girello), che è il fusto, e sono pressate strettamente tra loro. La parte inferiore della foglia, che è ipogea (sotterranea), si arricchisce di sostanze e si ingrossa diventando bulbo. Esternamente alle foglie del bulbo ve ne sono altre molto sottili, di consistenza cartacea e colorate, che hanno la funzione protettiva del bulbo stesso. Le foglie vere e proprie che fuoriescono da terra sono lunghe, strette e tubolari, di un colore verde-azzurro. La raccolta avviene in periodi diversi a seconda della qualità. A fine estate si raccolgono le cipolle da conservare: la “Dorata di Parma”, a buccia gialla e forma sferica leggermente schiacciata; la “Vernina di Firenze” e la “Ramata di Milano” (entrambe rosse e a forma di trottola); la “Rossa di Tropea”, di varie forme e di colore rosso-violaceo. In giugno e luglio si raccolgono le cipolle della produzione estiva: la “Bianca di maggio”, bianchissima e a forma appiattita; la “Bianca gigante di giugno” o “Mussona tonda”, grossa e di forma sferica; la “Rossa piatta di Bassano” o “di Genova”; la “Agostana di Chioggia”, bianca e tonda; la “Valenciana”, dal grosso bulbo leggermente schiacciato di colore giallo; la “tonda di Milano”, rossa, sferica e grossa. Alcune varietà si raccolgono a maturazione incompleta (cipollotti e cipolle novelle) perché il loro sapore è molto più delicato: sono quindi adatte anche al consumo a “crudo” sulle insalate. Le cipolle adatte alla conservazione sottaceto sono raccolte quando il bulbo non supera i 3 cm: si usano a questo scopo la “precoce di Barletta”, la “giallognola di Como” e la “Borettana”. Usata in cucina per svariate preparazioni, si può genericamente dire che le cipolle della varietà dorata o rosa sono le più piccanti, mentre quelle bianche e rosse (particolarmente la “Rossa di Tropea”) sono più dolci.

IL CORAGGIO


Una volta, una mamma disse al figlio più grande: “Ormai puoi partire per il difficile viaggio. Ora ti affido a una guida sicura”. “Chi è?”, esclamò il ragazzo. La madre bisbigliò il nome all’orecchio e il figlio partì. Subito incontrò un fantasma che gli domandò: “Mi vuoi come guida?”.

“Come ti chiami?”. “Sono la Gloria”.

“Non è questo il nome che mia madre mi disse!”. Più avanti, un’altra apparizione con voce dolce gli domandò: “Mi vuoi come guida?”.

“Come ti chiami?”. “Sono il Piacere”.

“Non è questo il nome che mia madre mi suggerì!”. Proseguì il suo lungo e difficile cammino. Udì ancora una voce, insieme al tintinnio di monete e di musiche gioiose: “Mi vuoi come compagno di viaggio?”.

“Come ti chiami?”. “Io sono la Ricchezza che appaga ogni desiderio!”.

Il ragazzo lasciò anche questa e si allontanò. Era sera quando una voce decisa gli disse: “Posso vivere con te?”.

“Come ti chiami?”. “Io sono il Coraggio”.

Il ragazzo l’abbracciò e disse: “Vieni! Ecco il nome che mi disse mia madre!”.

In compagnia del coraggio, il ragazzo crebbe: divenne un uomo grande, non solo grosso.


Pino Pellegrino

BENVENUTA TIEPIDA, DOLCE PRIMAVERA!


I giorni stanno iniziando a farsi tiepidi, il sole fa nuovamente capolino, la natura si rigenera dopo i rigori invernali: è un’esplosione di fioriture e colori che distinguono la bella stagione della Primavera. Essa ha inizio con l'Equinozio di Primavera e ha termine col solstizio d'estate. In astronomia, si definiscono equinozi (dal latino “aequinoctium”, “notte uguale” al dì) i due istanti nel corso dell’anno in cui il Sole si trova perpendicolare all’asse di rotazione della Terra. In tale momento, il periodo diurno (ovvero quello di esposizione alla luce del Sole) e quello notturno sono uguali e la separazione tra zona illuminata e zona in ombra della Terra passa per i Poli. Nell’arco dell’anno si hanno due Equinozi: a Marzo, quando le ore di luce aumentano fino al Solstizio d’Estate; e a Settembre, quando le ore di luce diminuiscono progressivamente fino al Solstizio d’Inverno. Nell’emisfero settentrionale, l’Equinozio di Marzo è l’Equinozio di Primavera, e l’Equinozio di Settembre quello d’Autunno. Il punto dell’Equinozio di Primavera dell’emisfero settentrionale è anche chiamato punto vernale, detto punto dell’Ariete o punto gamma (γ), mentre quello dell’Equinozio d’Autunno è anche chiamato punto della Bilancia, o punto omega (ω). L’inizio della bella stagione viene calcolato tenendo conto dell’Equinozio astronomico, che varia in base a diversi fattori e per questo motivo, l’Equinozio primaverile cade in una data compresa tra il 19 e il 21 Marzo. 

Siamo ormai entrati da qualche giorno nel periodo della resurrezione, quando la natura, nell’eterno ciclo di morte e rinascita torna a nuova vita dopo i lunghi mesi invernali. Un fenomeno che non riguarda solo il mondo vegetale, poiché l’Equinozio rappresenta un momento di rigenerazione e di risveglio anche per l’uomo, sia naturale, sia spirituale. È questo il momento dello schiudersi del seme nella terra, la rinascita che dalle profondità e dal gelo invernale genera una nuova vita, quindi l’inizio di un nuovo ciclo vitale: il seme sta per diventare fiore. Per l’uomo può essere un momento favorevole per maturare quelle riflessioni fatte durante l’inverno, per rinnovare pensieri, sogni e aspirazioni e magari, far pulizia nel profondo e far esplodere le sottili e benefiche energie che questa stagione riesce a donare.

domenica 3 aprile 2016

TI AUGURO UN’OASI DI PACE


La strada vi venga sempre dinanzi 
e il vento vi soffi alle spalle 
e la rugiada bagni sempre l'erba 
cui poggiate i passi. 
E il sorriso brilli sempre 
sul vostro volto. 
E il pianto che spunta 
sui vostri occhi 
sia solo pianto di felicità. 
E qualora dovesse trattarsi 
di lacrime di amarezza e di dolore, 
ci sia sempre qualcuno 
pronto ad asciugarvele. 
Il sole entri a brillare 
prepotentemente nella vostra casa, 
a portare tanta luce, 
tanta speranza e tanto calore.

don Tonino Bello

IN CUCINA NON TUTTI SANNO CHE…Crêpe


La parola francese crêpe deriva dal latino crispus (increspato) e indica una sottilissima frittatina dagli ingredienti essenziali che può arricchirsi di una grande varietà di condimenti. Le crêpe possono essere la base di preparazioni dolci o salate; famose sono le crêpe Suzette aromatizzate al mandarino.

CONSIGLI

Per ottenere crêpe più leggere usate tre parti di latte scremato e una di acqua.

Versate nel tegame uno strato di pastella sottilissimo e omogeneo se volete ottenere crêpe perfette e morbide.

Le crêpe vanno preparate in un’apposita padella antiaderente di 15-18 cm di diametro il cui fondo va spennellato d’olio o strofinato con del burro.

Fate ruotare leggermente la padella per distribuire bene la pastella in modo che il fondo risulti quasi velato.

Rigirate la crêpe aiutandovi con una paletta. La cottura non deve superare i 2 minuti per ogni lato.

Potete surgelare le crêpe mettendole una sopra l’altra separate da fogli di carta oleata. Avvolgete il tutto in alluminio e riponete in freezer.

PERCHÉ GLI ANIMALI HANNO L’ISTINTO ALLA FUGA?


Quasi tutti gli animali hanno un forte istinto a fuggire. Che si tratti di animali domestici o cresciuti in uno zoo, tutti tentano la fuga, prima o poi. Le ragioni possono essere diverse, ma la principale causa è la ricerca di cibo. Per un pasto un animale può fare di tutto, in particolare se ha un olfatto molto sviluppato, come i cani, e riesce a percepirne l'odore anche a grande distanza. Gli animali fuggono anche alla ricerca della libertà, quando si sentono costretti in gabbie, all'interno di un recinto, e purtroppo maltrattati. I metodi di fuga sono sorprendenti e ogni animale, secondo le sue capacità fisiche, si ingegna per trovare il modo di fuggire, perché l'istinto alla fuga è innato.

LA VECCHIETTA E IL LIBRO CON LA MUSICA


Una sera, un’anziana signora torinese entra nel salone del giornale “La Stampa” per dettare il necrologio di una persona cara. Per arrivare allo sportello che le è stato indicato, deve costeggiare gli scaffali dell’adiacente libreria. Lì vede due adolescenti, un ragazzo e una ragazza, che sfogliano un libro da cui esce una musica lieve. Pensa che sarebbe il regalo perfetto per la nipotina! Chiede il prezzo: “Dodici euro e novanta centesimi”. Troppo per le sue tasche di pensionata. Si allontana delusa a passi lenti, detta il necrologio e si avvia all’uscita. È già quasi davanti alla porta che dà sulla strada, quando si sente toccare sulla spalla. Sono i ragazzi di prima che hanno visto e sentito tutto. Portano un pacchetto in mano: “Tenga per la sua nipotina!”, le dicono sorridendo.

Se invece di regalare il libro alla vecchietta, i due ragazzi l’avessero rapinata, sarebbero stati sbattuti in prima pagina come simbolo di una gioventù depravata. Di quelli che picchiano, rubano e stuprano si parla sempre, al punto da indurre noi adulti a credere che esistano soltanto loro. Grazie a Dio, vi sono ancora ragazzi che non hanno il cuore a secco! (Il fatto è avvenuto a Torino nel mese di aprile 2010).

Pino Pellegrino

Di tutto un po' #328


Ci sono persone che ti piacciono perché le stimi, altre perché sono intelligenti, altre perché sono belle. 
Ci sono quelle di cui apprezzi l’ironia, la spontaneità, il coraggio. 
Ci sono quelle che ti stupiscono con un gesto, quelle su cui puoi contare sempre, quelle che ti insegnano qualcosa. 
Ci sono persone che ti piacciono per come si muovono, per il tono della voce, perché sanno raccontare le cose. 
Ci sono quelle che ti conquistano con la determinazione, con la bontà, con il talento.
Ci sono esseri umani che ti fanno commuovere, che ti illuminano, che hanno il tuo stesso sangue. 
Ci sono gli amici che scegli, quelli che ti deludono e perdoni, quelli grazie ai quali cambi, quelli per cui non cambi mai. 
Ci sono persone che ti convincono, che ti sorprendono, che ti affascinano.
E poi ci sono le persone che senti.
E non necessariamente sono queste cose, forse ne sono alcune, a volte nessuna.
Magari non sono perfette, non sono infallibili e sbagliano tutto. Eppure sono le persone che senti.
Quelle che sembra che qualcuno vi abbia sintonizzato sulla stessa frequenza radio in un tempo in cui la radio non esisteva ancora...

BOTTEGHE STORICHE ANTICA FABBRICA DI PASSAMANERIA


L’Antica Fabbrica Passamanerie Massia Vittorio è stata protagonista della Storia d’Italia fin da 1843, come fornitrice di passamanerie militari per il Regio Esercito nelle Guerre d’Indipendenza.

IL NEGOZIO
La sede storica dell’Antica Fabbrica Passamanerie Massia Vittorio si trova dal 1880, all’ interno del negozio, in via Barbaroux 20 a Torino, nel cuore della città storica. Nel palazzo dei Conti Giriodi di Pannissera dove Silvio Pellico scrisse “Le mie prigioni” di ritorno dallo Spelberg.

Con il suo arredamento in legno di palissandro con particolari in ottone, il negozio rappresenta uno dei pochi esempi di bottega artigiana d’epoca e per questo, tutelato dalla Sovraintendenza dei Beni Culturali. è meta di percorsi turistici e culturali.
Grazie a un’esperienza centenaria, a macchinari originali dell’epoca tramandati di padre in figlio e a “tecnologie” altrettanto longeve, l’Azienda oggi può esaudire richieste di restauro e di rifacimenti tessili sia per privati che per enti pubblici, con lavorazioni per lo più manuali, ormai scomparse da tempo. 

Nei suoi scaffali troviamo una varietà di articoli e di forme di passamanerie prodotte nell’ arco di tre secoli.
L’ambiente, unico ed originale, è stata usato come location per riprese televisive e cinematografiche.

IL SUONO DELLA DOMENICA


Ho visto gente sola andare via, sai
Tra le macerie i sogni di chi spera, vai
Tu sai di me
Io so di te
Ma il suono della domenica dov'è
Al mio paese
Vedo fiorire il grano
Ha braccia tese,
Verso l'eternità
Il mio paese
Ho visto cieli pieni di miseria, sai
E ho visto fedi false fare solo guai
Che sai di noi
Che sai di me
Ma il suono della domenica
Dov'è
Al mio paese
Vedo falciare il grano,
Ha mani tese,
Verso l'eternità
Il mio paese
Ti lascerò un sorriso, ciao
E rabbia nuova in viso, ciao
La tenerezza che, ciao
Fa il cuore in gola a me
Al mio paese
È ancora giallo il grano,
Ha braccia tese
Verso l'eternità
Il mio paese
Al mio paese
Vedo fiorire il buono
Le botte prese
Non le hanno rese mai
Al mio paese
Che suono fa la domenica
Da te

NON VOGLIO SAPERE


L'hai visto oggi per la strada
La voce per qualche sleaze caf '{e}
Non era solo
Non era solo
Alcuni bellezza appesa sul suo braccio
Non avrei bisogno di allarmarsi
Lo ha fatto prima
Lo ha fatto prima
Dove e come?
Non voglio sapere
Pensi che sia una delle sue vecchie fiamme
Una specie di fuoco dall'aspetto di dame
Hai trovato il suo noioso ma lo stesso
Ha rubato la scena
Non voglio sapere
L'hai visto sul lato del centro
Bere duro e agire selvaggio
Non era solo
Non da solo
Tu dici che sembrava un triste spettacolo
Sai ha avuto un'altra lotta
Lo ha fatto prima
Sì, ha fatto prima
Dove e come?
Non voglio sapere
Un break sorriso sul viso di poker
Mi dice che stai andando buttare l'asso di picche
Cadere, e guardare mi cadono nei giorni del male
E lasciami andare
Non voglio sapere
Perché non cercare di capire
E 'solo debole come qualsiasi altro uomo
Si tornerà a me, alla fine,
Non è così?
Non voglio sapere

La primavera


Sentir, al mattino ancor buio
La brezza sul viso,
sentir nell'aria 
il profumo dell'erba appena spuntata,
veder in semioscurità gli alberi appena germogliati,
veder distese di margheritine appena sbocciate, e
sentir quel dolce profumo di camomilla, 
volteggiandoci su farfalle colorate.
veder sciame di uccelli ondeggiare su nel ciel
con quel loro cinguettare ( è arrivata la primavera)
veder la luna pian, pian svanir 
veder una luce radiosa emergere dalle nuvole con i suoi 
i raggi scintillanti, diffondendosi sulle parete delle case, 
veder le finestre finalmente spalancate,
UAO che meraviglia, è 
arrivata la primavera.

Sant’Apollinare in Longana


Longana è un piccolo paese, a pochi chilometri da Ravenna, sulla strada che porta a Forlì.

Il primo documento riguardante la pieve è del 1038 ed è conservato nell’Archivio arcivescovile di Ravenna. 

E' intitolata a Sant’Apollinare: sembra che qui il Santo venisse a riposare e la leggenda narra che qui morì. 

La chiesetta, ad unica navata rettangolare, dotata di un campaniletto quadrangolare, è di impianto altomedievale, probabilmente da attribuire ai primi anni dell'XI secolo, ma ha subito parecchi rimaneggiamenti a partire dal XVI secolo. 

La porta di ingresso, oggi rivolta verso la strada, in origine si trovava sul lato opposto dell'edificio, dove tuttora è visibile, murata; nel luogo dell'odierno accesso, si ergeva un'abside atterrata nel corso dei molteplici rifacimenti.