domenica 27 marzo 2016

Di tutto un po' #327


Se per una volta
cancellassimo l'odio
se abbracciassimo con l'anima
ogni colore e religione
se alzassimo bandiera bianca
davanti ad ogni provocazione
se guardassimo oltre al buio
dell'egoismo,
potremmo vivere appieno
il vero senso della pasqua,
che è fatto di pace e serenità.
Auguri di cuore...
-- Silvana Stremiz


La colazione di Pasqua


Tradizione della mattina di Pasqua, una volta, era far colazione con ciambella o pagnotta dolce o salata, uova sode benedette e fette di salame, che ormai , a questo punto dell'anno,era stagionato e pronto da assaggiare.

Le uova benedette, una per ogni persona della famiglia, erano un simbolo molto importante per la devozione popolare....addirittura si aveva cura di non gettare la loro acqua di cottura ma di tenerla per lavare il viso ai bambini, o al massimo si doveva gettare su una siepe, o in altro posto dove non venisse calpestata e profanata dagli animali.

Buongiorno e Buona Pasqua a tutti!!


Buongiorno e Buona Pasqua a tutti!! Felice Pasqua di Rinascita, Amore e Luce a tutti gli amici e amiche. Questa è la Pasqua che gli esseri umani hanno sempre festeggiato fin dall'alba dei tempi. La Pasqua di Rinascita dell’Anima, della Vita che eternamente si rinnova, nel segno della Speranza. Trascorriamo serenamente in famiglia questa bella giornata. Ma non dimentichiamoci degli “altri”, di chiè meno fortunato di noi e non può festeggiare. Il mio pensiero va agli anziani abbandonati e soli, ai “barboni”, alle persone che soffrono per il “mal di vivere”, ai tanti che non hanno un lavoro, agli ammalati che soffrono a casa o in ospedale, ai moltissimi poveri che hanno pochi soldi ma tanta dignità e soffrono in silenzio senza chiedere nulla a nessuno, a tutti quelli che per qualche motivo soffrono nel fisico o nell’anima. Perché festeggiare non significa dimenticare. Nella Pasqua della Risurrezione e della Speranza cerchiamo di non dimenticare nessuno. 

(Agostino Degas)


La Chiesa di San Mauro Pascoli


La Chiesa di San Mauro Pascoli, in questo paese.

Già nel XII secolo esisteva una chiesa dedicata a San Mauro, vescovo di Cesena, attorno alla quale si sviluppò e crebbe il paese, a cui , all'inizio del '900, è stato aggiunto, il nome Pascoli, in memoria del Poeta che qui nacque nel 1855.

La chiesa odierna è stata ricostruita ex novo dopo la seconda guerra mondiale, quella più antica fu bombardata e distrutta completamente, come d'altronde buona parte del paese. Il campanile, è la parte più recente della costruzione.

sabato 26 marzo 2016

La colomba


Nell'antico testamento la colomba compare con una pluralità di sfumature simboliche. In un testo del profeta Osea (Os 7,11) Israele è paragonato a un'ingenua colomba e nel salmo 68 (67 nella LXX e nell'uso liturgico cattolico; cfr. Sal 67,14), la colomba dalle ali argentee e dorate è simbolo del popolo di Israele. Nella Genesi (8, 11) è una colomba a portare a Noè il rametto d'ulivo,mostrandogli così la fine del Diluvio universale e l'inizio di una nuova era di pace tra Dio e gli uomini. In genere, inoltre, la colomba, animale dalla natura dolce e mite, è stato un simbolo di mitezza, innocenza e purezza. L'immagine, quindi, della colomba con un ramo d'ulivo in bocca è diventata il simbolo della pace.

Nel Cantico dei Cantici (5,2 e 6,9) “mia colomba” è un appellativo affettuoso rivolto alla Sulamita dal pastore innamorato e in Ca 1,15 e 4,1 gli occhi dolci di una ragazza sono paragonati a occhi di colomba. Anche il nome del profeta Giona è legato alle colombe: esso è in ebraico Yohnáh, nome maschile comune che significa "colombo".


Di tutto un po' #326


La pioggia ha un vago segreto di tenerezza,
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia con lei
e fa vibrare l'anima addormentata del paesaggio.

È un bacio azzurro che riceve la Terra,
il mito primitivo che si rinnova.
Il freddo contatto di cielo e terra vecchi
con una pace da lunghe sere.

È l'aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori
e ci unge con lo spirito santo dei mari.
Quella che sparge la vita sui seminati
e nell'anima tristezza di ciò che non sappiamo.

La nostalgia terribile di una vita perduta,
il fatale sentimento di esser nati tardi,
o l'illusione inquieta di un domani impossibile
con l'inquietudine vicina del color della carne.

L'amore si sveglia nel grigio del suo ritmo,
il nostro cielo interiore ha un trionfo di sangue,
ma il nostro ottimismo si muta in tristezza
nel contemplare le gocce morte sui vetri.

E son le gocce: occhi d'infinito che guardano
il bianco infinito che le generò.

Ogni goccia di pioggia trema sul vetro sporco
e vi lascia divine ferite di diamante.
Sono poeti dell'acqua che hanno visto e meditano
ciò che la folla dei fiumi ignora.

O pioggia silenziosa; senza burrasca, senza vento,
pioggia tranquilla e serena di campana e di dolce luce,
pioggia buona e pacifica, vera pioggia,
quando amorosa e triste cadi sopra le cose!

O pioggia francescana che porti in ogni goccia
anime di fonti chiare e di umili sorgenti!
Quando scendi sui campi lentamente
le rose del mio petto apri con i tuoi suoni.

Il canto primitivo che dici al silenzio
e la storia sonora che racconti ai rami
il mio cuore deserto li commenta
in un nero e profondo pentagramma senza chiave.

La mia anima ha la tristezza della pioggia serena,
tristezza rassegnata di cosa irrealizzabile,
ho all'orizzonte una stella accesa
e il cuore mi impedisce di contemplarla.

O pioggia silenziosa che gli alberi amano
e sei al piano dolcezza emozionante:
dà all'anima le stesse nebbie e risonanze
che lasci nell'anima addormentata del paesaggio!

Federico Garcia Lorca

opera d’arte di Michael Gorban


Di tutto un po' #325


Sarà un cielo chiaro.
S'apriranno le strade
sul colle di pini e di pietra.
Il tumulto delle strade
non muterà quell'aria ferma.
I fiori spruzzati
di colore alle fontane
occhieggeranno come donne
divertite. Le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.
S'aprirà quella strada,
le pietre canteranno,
il cuore batterà sussultando
come l'acqua nelle fontane
sarà questa la voce
che salirà le tue scale.
Le finestre sapranno
l'odore della pietra e dell'aria
mattutina. S'aprirà una porta.
Il tumulto delle strade
sarà il tumulto del cuore
nella luce smarrita.
Sarai tu - ferma e chiara. 

Cesare Pavese 

opera d’arte di Antonietta Varallo


Che cosa è la felicità?


Secondo il padre della psicologia positiva Martin Selingman il 60 per cento della felicità è determinata dai nostri geni e dall’ambiente, il restante 40 per cento dipende da noi. Pare che la felicità sia anche anche contagiosa. I ricercatori della Harvard University hanno scoperto che quando una persona diventa felice, un amico che le vive vicino ha una probabilità del 25 per cento in più di diventarlo anche lui. E secondo un’altra ricerca, condotta sul volontariato, le persone che passano del tempo ogni mese ad aiutare gli altri sono più felici (e questo lo scriveva già Lev Tolstoj 200 anni fa).


Esame di Geometria


Nel 1966 a uno studente capitò di frequentare il corso di Geometria tenuto dal Prof. Villa, un professore vecchio tipo, grande matematico. Il ragazzo non era proprio quello che si può definire uno studente modello e non era troppo preparato, ma per ragioni di borsa di studio doveva sostenere un esame. All'esame, piuttosto abbacchiato, capitò proprio a dare l'esame da Villa. Prima domanda: scena muta, seconda domanda: scena muta, alla fine Villa si arrabbiò e disse allo studente:
- "Ma insomma! Lei non saprebbe nemmeno cuocere due uova al tegamino!"
- "Certo che so farlo!" rispose l'esaminando.
- "Allora - fece Villa - me lo spieghi".
- "Prendo il tegamino dal credenzino, accendo il gas, metto il tegamino sul gas, vi metto un cucchiaio d'olio e quando è caldo vi sguscio le uova e le tengo sul fuoco finché non sono cotte".
- "Bene, - fece Villa - adesso supponiamo che il tegamino sia già sul gas, mi spieghi come farebbe!"
- "Prendo il tegamino, apro il credenzino, vi metto dentro il tegamino poi procedo come prima!"
Villa diede al ragazzo 18 in quell'esame! Infatti lo studente aveva dimostrato di conoscere una delle principali regole della matematica.


Uova


Un uovo è quell'oggetto tondeggiante ricoperto da un guscio, deposto da uccelli e rettili, che di solito contiene un embrione. Alcune di queste uova diventano animali, altre vengono invece mangiate dagli umani strapazzate, fritte o sode. Sono molte le espressioni che contengono la parola uovo: "camminare sulle uova" indica la delicatezza di una situazione, in riferimento alla delicatezza del guscio, incline a rompersi non appena subisce un urto; "cercare il pelo nell'uovo", si riferisce alla pedanteria con cui si cerca qualcosa, in particolare in relazione ai difetti; "rompere le uova nel paniere" indica invece il fatto di rovinare una situazione in modo imprevisto e poco delicato.


Ama la vita così com'è.


Ama la vita così com'è.
Amala pienamente, senza pretese;
amala quando ti amano o quando ti odiano,
amala quando nessuno ti capisce o quando tutti ti comprendono.
Amala quando tutti ti abbandonano
o quando ti esaltano come un re.
Amala quando ti rubano tutto o quando te lo regalano.
Amala quando ha senso
o quando sembra non averlo nemmeno un po'.
Amala nella felicità o nella solitudine assoluta.
Amala quando sei forte o quando hai una montagna di coraggio.
Amala non soltanto per i grandi piaceri e le enormi soddisfazioni;
amala anche per le piccolissime gioie.
Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
amala anche se non è come la vorresti.
Amala ogni volta che nasci
ed ogni volta che stai per morire.
Ma non amare mai senza amore.
Non vivere mai senza vita!

Madre Teresa di Calcutta

Di tutto un po' #324


Avevo una scatola di colori,
brillanti decisi e vivi
avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, alcuni molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti,
non avevo il nero
per il pianto degli orfani,
non avevo il bianco
per il volto dei morti
non avevo il giallo
per le sabbie ardenti.
Ma avevo l'arancio
per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste per i chiari
cieli splendenti
e il rosa per il sogno e il riposo.

Mi sono seduta e ho dipinto la pace.

Tali Sarek

Di tutto un po' #323


Zenzile Miriam Makeba (4 marzo 1932-9 novembre 2008), soprannominato Mama Africa, è stato un cantante sudafricana e attivista per i diritti civili.
Nel 1960, è stata la prima artista dall'Africa per diffondere la musica africana in tutto il mondo. È la più nota per la canzone "Pata Pata", la prima volta nel 1957 e pubblicato negli Stati Uniti nel 1967. Ha registrato e in tour con molti artisti popolari, come Harry Belafonte, Paul Simon, e il suo ex marito Hugh Masekela.
Makeba campagna contro il sistema sudafricano dell'apartheid. Il governo sudafricano ha risposto revocando il suo passaporto nel 1960 e la sua cittadinanza e diritto al ritorno nel 1963. Come il sistema di apartheid sbriciolato è tornata a casa per la prima volta nel 1990.
Makeba è morto per un attacco cardiaco il 9 novembre 2008, dopo l'esecuzione di un concerto in Italia organizzato per sostenere lo scrittore Roberto Saviano nella sua posizione contro la camorra, una organizzazione di tipo mafioso locale per la regione Campania.

Di tutto un po' #322


Quando qualcuno arriva a te,
lo fa con un gran rumore sul lato del cuore.
Non può giungere più silenzioso perchè deve irrompere,
ma, il vero segreto è che quando una persona ti tocca dentro
lo fa con tutto ciò che è, con i suoi pregi e con i suoi difetti,
con il suo sorriso e la sua complicità
e se riesce ad entrarti dentro
per quello che è,
quel gran fracasso diventa uno stridore così forte
da far gridare ogni fibra del tuo essere.

Alessia Auriemma


venerdì 25 marzo 2016

COSTELLAZIONI ESTINTE: Il Gatto


Questa costellazione fu introdotta nel ’700 dall’astronomo francese Lalande in onore del suo animale preferito, il gatto appunto. Agli amanti di questo felino, infatti, potrebbe sembrare ingiusto che nel cielo siano presenti numerosi richiami al cane e nessuno a lui. Sebbene lo studioso francese avesse collocato il gatto nel firmamento, nella zona compresa fra l’Idra e la Macchina Pneumatica (due costellazioni dell’Emisfero Australe) con la riunione del 1922 dell’International Astronomical Union, esso fu tolto dalle mappe ufficiali.

Inquinamento


Si parla di inquinamento quando le caratteristiche dell'atmosfera della terra risultano modificate, sia per una variazione nelle percentuali dei componenti gassosi naturali che per l'emissione di gas estranei alla sua composizione. Naturalmente, oltre agli effetti nocivi sulla salute della popolazione, si devono imputare all'inquinamento atmosferico danni notevoli alla vegetazione, agli animali e alle cose. L'inquinamento delle acque naturali da parte delle sostanze di rifiuto - industriali e domestiche - ha assunto in questi ultimi decenni proporzioni rilevanti.


BEATO ANGELICO, ANNUNCIAZIONE


Anticamente questo era il periodo dell'anno in cui, nell'area mediterranea, si celebravano i riti agricoli della "resurrezione" della matura nel momento dell'equinozio di primavera. 

A Roma dal 22 al 24 si celebrava la morte del Dio Attis ( Dio della vegetazione)e il 25 , festa della Gioia, la sua resurrezione.


Il calendario liturgico cristiano, poi, pose in questa data la ricorrenza dell'Annunciazione alla Vergine, a nove mesi esatti dal Natale.

FERMATE LA MATTANZA DEGLI ULIVI SECOLARI


Nelle campagne di Borgagne, frazione del comune di Melendugno, provincia di Lecce, c’è un ulivo più antico del Colosseo e del Partenone, uno degli alberi più vecchi del pianeta. Come centinaia di migliaia di altre piante secolari (sì, avete letto bene il numero), molte delle quali secolari e millenarie, rischia di essere ucciso tra pochi giorni da un batterio assassino o da un pronunciamento – nel migliore dei casi irresponsabile – della Commissione Europea. Per questo Peacelink ha invitato ieri, 23 marzo, il Commisssario Europeo alla Salute Vytenis Andriukaitis ad andare in fretta nel Salento per rendersi conto della guarigione di alcuni ulivi nelle zone indicate come fonte del focolaio della Xilella, il batterio incurabile precipitosamente indicato come il solo possibile responsabile di una strage peraltro annunciata da tempo. L’eradicazione di questi monumenti millenari alla vita sarebbe quasi certamente una soluzione sbagliata

La circonferenza di questo ulivo secolare salentino misura 14 metri

di Antonia Battaglia

Peacelink ha inviato oggi una lettera al Commissario Europeo alla Salute Vytenis Andriukaitis in merito alla vicenda della Xylella Fastidiosa e al paventato abbattimento di centinaia di migliaia di ulivi del Salento. Una misura che la Commissione ha indicato come necessaria per il contenimento del contagio del batterio, considerato come causa del disseccamento rapido degli ulivi. Peacelink, che parla a Bruxelles a nome delle associazioni del Salento e degli agricoltori riuniti intorno al “Comitato Spazi Popolari”, ha allertato la Commissione sul fatto che l’eradicazione degli ulivi è quasi certamente la soluzione sbagliata alla questione, visto che la Xylella potrebbe non essere la causa del disseccamento rapido degli ulivi e che il rapporto sull’audit di una missione in loco della stessa Commissione nel Febbraio 2014 afferma che alcune specie di funghi di tipo tracheomicotico possono causare singolarmente il disseccamento degli alberi. Test di patogenicità della Xylella sono ancora in corso, quindi non esiste una risposta scientifica alla domanda se la Xylella sia o meno la prima responsabile del disseccamento rapido degli ulivi.
.
Sembra, invece, che la malattia sia da attribuire innanzitutto alla proliferazione di questo tipo di funghi. Cosa tra l’altro verificata da centinaia di agricoltori ed esperti in loco. I funghi non hanno la stessa dinamica di diffusione della Xylella e quindi lo sradicamento degli alberi potrebbe essere inutile.Peacelink ha invitato il Commissario Andriukaitis a recarsi a visitare gli ulivi che sono guariti in vari punti della zona indicata come focolaio della Xylella, e ha chiesto che la politica europea in materia venga rivista alla luce di studi dell’Università di Foggia, dei riscontri negativi sulla presenza di Xylella avuti su molti alberi affetti dal disseccamento rapido e alla luce del successo che ha avuto la terapia applicata agli ulivi malati, terapia che mira alla eliminazione dei funghi con procedure di disinfezione tradizionale e non aggressiva.

La leggenda della Passiflora


Nei giorni lontani, quando il mondo era tutto
nuovo, la primavera fece balzare dalle tenebre
verso la luce tutte le piante della Terra, e tutte
fiorirono come per incanto.
Solo una pianta non udì il richiamo della primavera,
e quando finalmente riuscì a rompere la dura zolla
la primavera era già lontana.
- Fà che anch'io fiorisca, o Signore! - Pregò la piantina.
Tu pure fiorirai - rispose il Signore. Quando? -
chiese con ansia la piccola pianta senza nome.
Un giorno...e l'occhio di Dio si velò di tristezza.
Era ormai passato molto tempo, la primavera
anche quell'anno era venuta e al suo tocco
le piante del Golgota avevano aperto i loro fiori.
Tutte le piante, fuorché la piantina senza nome.
Il vento portò l'eco di urla sguaiate, di
gemiti, di pianti: un uomo avanzava fra la folla
urlante, curvo sotto la croce, aveva il volto
sfigurato dal dolore e dal sangue.
Vorrei piangere anch'io come piangono gli uomini -
pensò la piantina con un fremito.
Gesù in quel momento le passava accanto, e
una lacrima mista a sangue cadde sulla piantina pietosa.
Subito sbocciò un fiore bizzarro, che
portava nella corolla gli strumenti della
passione: una corona, un martello, dei chiodi...
era la passiflora, il fiore della passione.

(Autore ignoto)

Questa è la storia di una strana primavera


Questa è la storia di una strana primavera, che si era innamorata così tanto dell'inverno che non le bastava di passarci assieme un equinozio, e allora aveva deciso di non lasciarlo più andare via. 

Ma l'amore non lo puoi possedere né catturare, non lo puoi costringere o forzare, l'amore lo puoi solo amare, e a volte amare è lasciare andare.

Invece questa primavera non ne voleva sapere di salutare l'inverno, e, focalizzata su questa ossessione per un'altra stagione, stava perdendo tutta la sua essenza naturale.

E il vento era gelido, e le finestre restavano chiuse, e i fiori non sbocciavano, e i bambini non correvano nei prati, e il sole non bastava più a scaldare...

Primavera, ma non lo vedi che quest'inverno a cui ti attacchi
non è che un inganno,
non lo vedi che non può bastare,
non lo vedi che ti fa snaturare?
e lo sai poi come va a finire...?

Che quello che credevi fosse amore
non ti porterà altro
che un bel raffreddore.

Le vecchie tradizioni


La benedizione del fuoco del Sabato Santo.

Il fuoco deve essere acceso fuori della porta della chiesa, e non può accendersi nè con carboni già accesi, nè con zolfanelli: 

perciò in ogni sacrestia deve conservarsi l'antidiluviano acciarino, e la pietra focaia per accendere con essi il fuoco del sabato santo.

Condivido con piacere la foto e la descrizione della cerimonia:

Vecchia tradizione del mattino del sabato Santo:

La foto ritrae una usanza tipica della settimana santa in vigore fino alle riforme liturgiche di Pio XII° negli anni '50. la mattina del sabato santo veniva benedetto il fuoco, cerimonia che fu poi inglobata nella veglia della sera prima del canto del preconio pasquale. 

A Palazzuolo, in particolare, era abitudine attizzare delle piccole fascine dal primitivo fuoco benedetto. i ragazzi ritratti subito dopo avrebbero portato di casa in casa i rami bruciati con il fuoco benedetto. questo era ritenuto di buon auspicio (come l' ulivo, per esempio) e si dava una piccola offerta al ragazzo che l' aveva portata.


Quando gli auguri si scrivevano a mano...


Un tempo era consuetudine comprare biglietti e cartoncini, scegliendo con cura i soggetti raffigurati, scrivere con bella calligrafia una tipica frase di auguri a zie, nonni, parenti, amici, e poi si imbucava... e si aspettava a nostra volta l'arrivo degli auguri dedicati a noi...era una bella abitudine, poi soppiantata dal telefono, ora dagli sms, o additittura ignorata...


Il Danubio


Il Danubio (in tedesco Donau, ungherese Duna, slovacco e polacco Dunaj, croato Dunav, ucraino Дунай, bulgaro e serbo Дунав (Dunav), rumeno e moldavo Dunărea) è un fiume dell'Europa centro-orientale. Con 2.860 km è il secondo corso d'acqua più lungo del continente (dopo il Volga), e il più lungo fiume navigabile dell'Unione europea.
Le sue sorgenti sono nella Foresta Nera in Germania, dove due piccoli fiumi, il Brigach e il Breg, si riuniscono a Donaueschingen. È a partire da questo punto che il fiume prende il nome di Danubio, anche se si tende a pensare che il Brigach sia a sua volta un affluente del Breg, pertanto quest'ultimo sarebbe già il Danubio. Dalle sorgenti scorre verso est, e attraversa varie capitali dell'Europa centrale e orientale (Vienna, Bratislava, Budapest e Belgrado). Alla fine del suo corso si getta nel Mar Nero attraverso un ampio delta sul confine tra Romania e Ucraina. Il delta del Danubio è incluso nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO.
Il Danubio è da decine di secoli un'importante via navigabile. Conosciuto nella storia come una delle frontiere dell'Impero romano, il fiume scorre entro i confini di dieci paesi: Germania (7,5% del bacino idrografico), Austria (10,3%), Slovacchia (5,8%), Ungheria (11,7%), Croazia (4,5%), Serbia, Bulgaria (5,2%), Romania (28,9%), Moldavia (1,7%) e Ucraina (3,8%). Il suo bacino idrografico comprende parte di altri nove paesi: Italia (0,15%), Polonia (0,09%), Svizzera (0,32%), Repubblica Ceca (2,6%), Slovenia (2,2%), Bosnia ed Erzegovina (4,8%), Montenegro, Repubblica di Macedonia e Albania (0,04%).

Possiamo scegliere ogni giorno


Se lamentarci o proporre soluzioni, se cercare di capire o limitarci a giudicare. Se predicare a vuoto o essere d'esempio. Se pretendere di avere sempre ragione o essere gentili. Se invidiare gli altri o migliorare noi stessi. Possiamo sempre scegliere di farci guidare dal cuore, sorridendo alla vita. Vivendo con discrezione e gentilezza. Lasciando dietro di noi il profumo della nostra anima.

Agostino Degas

PROPOSTE PER UN'AGENDA DIVERSA DEL CIBO



Nella situazione attuale in cui i conflitti lungo le filiere del cibo sono amplificati dalla asimmetria di potere tra soggetti forti e soggetti deboli nell’accesso all’informazione e nel controllo della distribuzione, i Gas portano soluzioni innovative nel riconoscere il fattore lavoro e nello stabilire rapporti paritari tra i diversi soggetti lungo la filiera alimentare.

di Andrea Saroldi

La partecipazione alla definizione di una agenda del cibo per la Città Metropolitana di Torino è un’occasione per ragionare sul contributo che possiamo portare come rete di economia solidale per promuovere il benvivere di tutti. Nella situazione attuale in cui i conflitti lungo le filiere del cibo sono amplificati dalla asimmetria di potere tra soggetti forti e soggetti deboli nell’accesso all’informazione e nel controllo della distribuzione, i Gas portano soluzioni innovative nel riconoscere il fattore lavoro e nello stabilire rapporti paritari tra i diversi soggetti lungo la filiera alimentare.

Gli aspetti positivi delle soluzioni proposte dai Gas forniscono alle amministrazioni pubbliche un contributo per indirizzare le politiche alimentari al fine di garantire il diritto al cibo. Recentemente la rete dei Gas torinesi è stata invitata al percorso “Nutrire Torino Metropolitana” che nutre l’ambizione di costruire in modo partecipato una agenda del cibo della Città Metropolitana. Al primo incontro del 6 marzo, abbiamo portato la nostra testimonianza ed il nostro poster, insieme a molte altre realtà attive sul territorio sul tema del cibo sostenibile.

Questo percorso, coordinato dalla Città Metropolitana (ex Provincia) di Torino insieme all’Università, intende ascoltare realtà anche molto diverse – dai Gas alla grande distribuzione – senza nascondere i conflitti annidati lungo le filiere del cibo. Nella discussione finale del primo incontro le differenze hanno già iniziato a manifestarsi, in seguito ad una questione che si ripresenta regolarmente come il convitato di pietra: quali sono i prezzi pagati ai produttori e quelli pagati dai consumatori.


Il monte Robson (Columbia Britannica in Canada)

Il monte Robson è la montagna più alta della catena delle Montagne Rocciose Canadesi, localizzata nella provincia canadese della Columbia Britannica.
La sua cima raggiunge i 3.953 metri sul livello del mare.
È presente un ghiacciaio sulla sua sommità, le cui acque scendendo dai versanti, a seconda, possono raggiungere due oceani:
  • a ovest incanalandosi nella valle del fiume Robson verso l'oceano Pacifico;
  • a est verso le pianure dell'Alberta e l'oceano Atlantico.
La sua prima scalata risale al 1913 ad opera di W. M. Foster, A. H. McCarthy e Conrad Kain.

Chiesa di Santa Maria delle Grazie e il Cenacolo di Leonardo Da Vinci (Milano, in LOMBARDIA).


La Chiesa di Santa Maria delle Grazie e il Cenacolo di Leonardo Da Vinci 
(Milano, inLOMBARDIA).
Lo sapevate?
La chiesa è stata inserita nel 1980 nella World Heritage List dell'UNESCO perché è una delle massime testimonianze dell’arte rinascimentale, avvalorata dalla presenza dell'eccezionale opera del Da Vinci.


La Chiesa di Santa Maria delle Grazie, situata nel cuore di Milano, è un’ imponente opera architettonica, emblema della religiosità cattolica, ed è legata in modo indissolubile all’affresco di Leonardo da Vinci, il Cenacolo, conservato al suo interno, nel refettorio.

La chiesa è stata inserita nel 1980 nella World Heritage List dell'Unesco perché una delle massime testimonianze dell’arte rinascimentale, avvalorata dalla presenza dell'eccezionale opera del Da Vinci, eccelso rappresentante del genio creativo umano.


Crocevia di cruciali avvenimenti politici, sociali ed economici, Milano ha svolto un ruolo determinante nelle vicende della penisola. Qui nel 1460, il conte Gaspare Vimercati, comandante delle milizie di Francesco Sforza, donò ai Domenicani una cappella con affrescata l’immagine della Madonna, detta “delle grazie”, affinché edificassero una chiesa - Santa Maria delle Grazie, appunto - e un convento. 

I lavori iniziarono nel 1463, progettati e guidati da Guiniforte Solari: il convento fu completato nel 1469, mentre per la chiesa fu necessario aspettare il 1482. 

In seguito, per volontà di Ludovico il Moro, che la volle come mausoleo per la propria famiglia, la chiesa fu modificata. 

Le modifiche, attribuite al Bramante, riguardano un geniale ampliamento della struttura, con l'aggiunta di grandi absidi semicircolari, una maestosa cupola circondata da colonnati, un bellissimo chiostro, e il refettorio.

La perfetta architettura della chiesa e il Cenacolo di Leonardo nel refettorio sono perciò i simboli della Milano rinascimentale che annuncia una nuova era nella storia dell'arte europea.

La chiesa presenta sui due fianchi sette cappelle quadrate per ciascun lato, realizzate dal Solari ad eccezione dell’ultima a sinistra, dedicata alla Vergine delle Grazie.
 
Dopo la costruzione dell’edificio, i più importanti casati milanesi richiesero il patrocinio delle cappelle per poterle utilizzare come sepoltura per i membri delle famiglie, e ne affidarono la decorazione a importanti artisti dell'epoca: come la Cappella di Santa Caterina che custodisce sculture di Antonello da Messina, o le Cappelle della Vergine Adorante e di Santa Corona con affreschi di Gaudenzio Ferrari.

Il convento, articolato attorno a tre chioschi, è costituito, a nord, dal fianco nord della chiesa, mentre sugli altri tre lati corre un portico di colonne con capitelli gotici a foglie lisce. 

Sul portico si affacciano l’antica Cappella delle Grazie, le sale del Capitolo e del Locutorio e la biblioteca, opera del Solari.

Il lato sud è invece interamente occupato dal refettorio, contenente sia la Crocefissione, una delle opere di maggiore levatura del pittore milanese Donato Montorfano, sia il celeberrimo Cenacolo Vinciano.

Anche noto come l'Ultima Cena, il Cenacolo è considerato tra le più conosciute e importanti opere dell’artista ed è l’unico dipinto a muro di Leonardo Da Vinci visibile oggi. 

Il dipinto si basa sul Vangelo di Giovanni, nel quale Gesù annuncia che verrà tradito da uno dei suoi apostoli.

All'interno di una stanza, Leonardo ambientò in primo piano la lunga tavola della cena, con al centro la figura isolata di Cristo, dalla forma quasi piramidale per le braccia distese. 

Attorno a Cristo gli apostoli sono disposti in quattro gruppi di tre, diversi, ma equilibrati simmetricamente. L'utilizzo prospettico e la disposizione dei personaggi attraggono l'occhio al punto che sembra di assistere all'ultima cena di Gesù dal vivo e di vivere intensamente questo decisivo momento.

La tecnica adottata da Leonardo da Vinci nella stesura dell’affresco commissionatogli da Ludovico il Moro è “a tempera”, per dare libero sfogo alla sua creatività, una tecnica che tuttavia non ha retto alle mutevoli condizioni climatiche, creando notevoli problemi all'affresco.

Nel 1943, i bombardieri anglo-americani colpirono la chiesa e il convento si Santa Maria delle Grazie: il refettorio fu raso al suolo, si salvarono pochi muri, tra cui quello del Cenacolo, rinforzato appositamente con sacchi di sabbia e che ancora oggi è simbolo della devozione dei cattolici milanesi.

giovedì 24 marzo 2016

IL CATINO DELL’ULTIMA CENA



Se dovessi scegliere
una reliquia della tua Passione
prenderei proprio quel catino
colmo d’acqua sporca.
Girare il mondo con quel recipiente
e a ogni piede cingermi dell’asciugatoio
e curvarmi giù in basso,
non alzando mai la testa oltre il polpaccio
per non distinguere i nemici dagli amici
e lavare i piedi del vagabondo,
dell’ateo, del drogato,
del carcerato, dell’omicida,
di chi non mi saluta più,
di quel compagno per cui non prego mai,
in silenzio,
finché tutti abbiano capito nel mio
il tuo Amore.

Madeleine Delbrêl

Di tutto un po' #321


Sarà un cielo chiaro.
S'apriranno le strade
sul colle di pini e di pietra.
Il tumulto delle strade
non muterà quell'aria ferma.
I fiori spruzzati
di colore alle fontane
occhieggeranno come donne
divertite. Le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.
S'aprirà quella strada,
le pietre canteranno,
il cuore batterà sussultando
come l'acqua nelle fontane
sarà questa la voce
che salirà le tue scale.
Le finestre sapranno
l'odore della pietra e dell'aria
mattutina. S'aprirà una porta.
Il tumulto delle strade
sarà il tumulto del cuore
nella luce smarrita.
Sarai tu - ferma e chiara. 

Cesare Pavese 

opera d’arte di Antonietta Varallo


Di tutto un po' #320


Mi guardi, da vicino mi guardi, sempre più da vicino e allora giochiamo a fare il ciclope, ci guardiamo tanto da vicino che i nostri occhi si allargano, si attaccano tra di loro, si sovrappongono e i ciclopi si guardano, respirano confusi, le bocche s’incontrano e lottano nel tepore, si mordono con le labbra, appoggiano appena la lingua tra i denti, giocano nei loro recinti là dove un’aria pesante va e viene col suo profumo antico e il suo silenzio. Allora le mie mani cercano di immergersi nei tuoi capelli, di accarezzare lentamente la profondità dei tuoi capelli mentre noi ci baciamo come se avessimo la bocca piena di fiori o di pesci, di movimenti vivi, di fragranze oscure. E se ci addentiamo, il dolore è dolce, e se affoghiamo in un breve e terribile assorbirsi dell’alito, quell’istantanea morte è bella. E c’è una sola saliva e un solo sapore di frutta matura, e io ti sento tremare su di me come una luna nell’acqua. 

Cortazar

Sai chi vince alla fine?


Alla fine vince chi tutte le mattine nella sua umiltà si alza per affrontare la vita, nonostante tutti i problemi. Chi con le lacrime nel cuore dona sempre un sorriso, chi crede ancora nei sogni, ad un "ti voglio bene" detto col cuore, ad un abbraccio sincero, chi saprà prendere in mano la propria vita dandole un senso.

Dal web

LA CIAMBELLA ROMAGNOLA.



La ciambella delle Feste..: "la zambèla", il dolce tradizionale Romagnolo per eccellenza.

A parte qualche piccola variazione o aggiunta di famiglia, si prepara mettendo in una ciotola 
500 gr di farina e 
200 gr. di zucchero in cui versare 
3 uova sbattute, 
100 gr di burrro sciolto a bagnomaria e un cucchiaio di strutto. 

Aggiungere una grattata di buccia di limone, una bustina di lievito e latte q.b.( mezzo bicchiere circa) per impastare il tutto in modo che risulti un composto morbido ma che non abbia bisogno dello stampo.

Disporre l'impasto in forma di filoncino allungato e posizionarlo su carta da forno su un padellone, cospargere di zucchero semolato o granella e  cuocere a 180° per 15 minuti, poi abbassare e finire di cuocere per altri 10 minuti...

Di tutto un po' #319


Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore,
camminando, dormendo o scrivendo.
Che posso farci, sono felice.
Sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.
Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto,
il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice...
-- P. Neruda