mercoledì 15 febbraio 2017

La città di Benevento


Come ben sappiamo, la città di Benevento è famosa per il suo noce, e le streghe, che celebravano gli esbat intorno ad esso. Le leggende che popolano questo luogo misterioso, rimangono sospese tra fantasia e realtà. Fatto sta, che durante l'epoca romana, a Benevento, si era diffuso il culto di Iside, la dea egizia della Luna. Iside, aveva una triplice identità, perchè veniva identificata in Ecate,dea degli inferi, e Diana, dea della caccia. Si sa che il culto di Iside sta alla base del paganesimo in generale e queste divinità rappresentano alcuni aspetti della strega, come gli aspetti della luna nelle sue fasi. Inoltre esse hanno sempre avuto uno stretto rapporto con la magia e probabilmente proprio la parola "janara" provenga da Diana.

La leggenda delle streghe di Benevento si colloca nel VII secolo. 

Benevento a quei tempi era capitale di un ducato longobardo. Gli invasori, nonostante si siano convertiti al cattolicesimo in modo molto formale, continuarono a professare la loro religione pagana. Il duca longobardo Romualdo, portò l’adorazione di una vipera d’oro alata e con due teste, che ha evidenti relazioni col culto di Iside. Introdusse dei riti particolari, come ad esempio dei balli propiziatori, dove le donne saltellavano intorno ad un albero di noce, urlando. Oppure dove i guarrieri, correvano in groppa ai loro cavalli lanciando delle lance verso una pelle di caprone appesa proprio al noce, sempre come gesto propiziatorio e celebrativo nei confronti del dio Wotan, padre degli Dei. La classe cattolica beneventana non vedeva questi riti di buon occhio. Vedeva le donne pagane come delle megere e i guerrieri l’incarnazione del diavolo.

Un sacerdote di nome Barbato accusò esplicitamente i dominatori longobardi di idolatria. Quando Benevento nel 663 fu assediata dalle truppe bizantine di Costante II, il duca Romualdo promise a Barbato di rinunciare al paganesimo affinchè la città ed il ducato fossero risparmiati. Leggenda vuole che Costante II si ritirò e che Romualdo nominò Barbato vescovo di Benevento. Fu proprio Barbato ad abbattere e sradicare il famoso noce, simbolo del paganesimo a Benevento, facendo costruire in quel luogo una chiesa, chiamata Santa Maria in voto. Nonostante tutto, Romualdo continuò ad adorare in privato la vipera d’oro, finché la moglie Teodorada la consegnò a Barbato che la fuse ottenendo un calice per l’eucarestia.

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