giovedì 16 febbraio 2017

La conversazione




La comunicazione, qualunque sia il suo scopo, deve rispondere ai principi di: pertinenza, qualità, cooperazione, economia. Come dire: siate sensati, interessanti, collaborativi, mai polemici e, soprattutto, sintetici ed abbiate la buona creanza di rispondere sempre: alle domande, agli inviti, agli sms e alle e-mail.

Altra regola d’oro della conversazione è la padroneggiare la lingua, evitando i modi di dire e le frasi fatte, attenzionando bene la grammatica ed utilizzando al meglio il vastissimo repertorio di parole che compongono la nostra lingua.

Quando si conversa è bene evitare i pettegolezzi. Se è vero che si parla volentieri dei fatti degli altri, spesso ci si scusa dicendo di fare solo del pettegolezzo benevolo. Ma in realtà, questo non può essere perché il pettegolezzo per sua stessa definizione è un discorso maligno. E se è pur vero che alcune chiacchiere non recano danno, alcune possono essere anche rovinose. Se si spettegola, chi ascolta penserà che appena uscito, si sparlerà anche di lui, visto che si ha la mania di parlare male degli assenti.

Denaro, politica e calcio: sono degli argomenti che in una conversazione sarebbe meglio non toccare, per la buona riuscita di una serata. Il primo finisce sempre, per diventare un sgradevole sfoggio di disponibilità e possibilità dei più forniti o estremo vittimismo dei taccagni e dei meno abbienti, il secondo ed il terzo si rivelano i pretesti per dei litigi insensati e sterili. Non si parla del denaro che si ha, né tanto meno di quello che non si ha: le altrui miserie non interessano davvero nessuno.

E’ bene, inoltre, variare argomento durante la conversazione. Una cena o una serata, dove si parla sempre e soltanto di politica, di cinema o di finanza, non è da considerarsi sicuramente ben riuscita. Un buon padrone di casa deve saper pilotare la conversazione da un argomento all’altro, facendo in modo di non annoiare coloro che non vibrano di particolare interesse per certi temi.

Altra cosa da evitare assolutamente è monopolizzare la conversazione. Non c’è nulla di più sgradevole che trovarsi in compagnia di chi vuole imporre e pretendere l’attenzione, magnificando il proprio operato; o ancor peggio di chi infastidisce con domande, che si rivelano delle vere e proprie consultazioni professionali.

Molto spesso chi, durante una conversazione, vuol sempre “tenere banco”, pretendendo dagli altri la massima attenzione, finisce per non sapere cosa dice, incappando inevitabilmente in memorabili gaffe. All’ignoranza poi si aggiunge l’esibizionismo maldestro, se parole ed espressioni straniere vengono dette a sproposito, con consequeziale perdita di credibilità dell’oratore.

La minaccia continua di ogni conversazione è la barzelletta, dal momento che molti non sanno resistere alla tentazione di esordire con “la sapete quella…” o “la sapete l’ultima…”. In tal caso sarà bene limitare i danni, scegliendone una che non possa ferire la sensibilità dei presenti e che non scada in un linguaggio triviale e sboccato. E se qualcuno non ha gradito la storiella, un silenzio eloquente risulterà molto più efficace di una replica offesa o scandalizzata.

La conversazione è fatta, oltre che di comunicazione verbale, anche di tutto quell’insieme di gesti e azioni che compiamo più o meno involontariamente.

A volte capita che mentre si parla, si scandiscano frasi, dando continui colpi sul braccio del nostro interlocutore, o peggio ancora che si parli “addosso” agli altri, alitando sul loro viso. sarà il caso quindi di conversare senza invadere gli spazi personali mantenendo una distanza, con il nostro interlocutore, che non vada mai al di sotto dei 30-40 centimetri.

Altre cose importanti da attenzionare sono il volume ed il tono della voce. Durante una conversazione, prima ancora di quello che viene detto, a dare senso al nostro disocrso è l’intonazione della voce che deve essere moderata, evitando di farsi sentire anche dalle persone più lontane, ma mai così bassa e pacata da far pensare ad una confessione. Anche se dovesse capitare di spazientirsi, non bisogna mai scaldarsi e mettersi a gridare.

Ci sono, infine, alcune frasi ed espressioni che è meglio evitare in determinati contesti.

Non si dice “Buon appetito” a tavola, “Salute” a uno starnuto, “Piacere” alla presentazione ma solo il nome e il cognome. La domanda “Come sta?” è convenzionale: non si risponde mai sinceramente, precisamente, diffusamente, con dovizia di dettagli clinici e personali. Si mente sempre un “Benissimo!”.

Se si è in presente di una donna incinta è poi bene evitare, per buon gusto e superstizione, poichè certi discorsi sarrebbero di cattivo augurio, di cedere alla tentazione di raccontarle di casi drammatici relativi al alla gravidanza o al parto o di malattie e malformazioni.

Nessun commento:

Posta un commento