domenica 8 luglio 2018

Lago di Garda dal Monte Baldo.




Il monte Baldo (Berg Wald in tedesco) è un massiccio montuoso di altezza massima pari a 2218 m compreso tra le province di Trento e Verona.
La dorsale principale ha andamento nord est - sud ovest, ed ha come confini naturali, a sud la pianura che comincia a Caprino Veronese, a ovest il lago di Garda, a nord la valle che congiunge Rovereto a Nago-Torbole e ad est la Vallagarina. Si estende nei territori dei comuni di San Zeno di Montagna, Avio, Caprino Veronese, Ferrara di Monte Baldo, Brentonico, Nago-Torbole, Malcesine e Brenzone.

Il nome del monte Baldo, in epoca romana mons Polninus, deriva dal tedesco Wald, ovvero bosco, e questo toponimo compare per la prima volta in una cartina tedesca del 1163.

Prime tracce umane

Sul Monte Baldo sono state trovate tracce di presenza umana fin dal paleolitico, fino a circa 2000m di altitudine. La maggior parte delle tracce dei primi uomini che hanno percorso il Monte Baldo è stata scoperta dall'archeologo veronese Domenico Nisi, che ha individuato un vero e proprio itinerario di passaggio in quota rilevando più di 100 siti. La strumentazione rinvenuta permette di comprendere che questa catena montuosa era molto frequentata in antico: vi sono labili testimonianze del Paleolitico Inferiore, abbondanti del Paleolitico Medio, uomo di Neanderthal, fino al Mesolitico recente.

Nisi sostiene che questa "pista" utilizzata dai primi cacciatori paleolitici è stata impiegata successivamente dagli ultimi cacciatori mesolitici e dai primi pastori: molto probabilmente Oetzi, la Mummia del Similaun, visto che aveva con sé selci del Monte Baldo, aveva percorso questa via di penetrazione che dalla pianura veneta (arco morenico del Lago di Garda) porta fino nel cuore delle Alpi costituendo la direttrice principale dei processi di antropizzazione della parte centrale della catena alpina (Trentino, Alto-Adige e Austria). Infatti Nisi ha individuato per la prima volta al di là del Similaun, nell'attuale Austria, la presenza dei cacciatori mesolitici riconoscendo la principale via di penetrazione delle Alpi: Monte Baldo, Monte Stivo, Monte Bondone, Monte Paganella, Monti della Mendola, Ultental, Schnalstal, Similaun, Oetztal.

Durante il neolitico, la zona di Rivoli divenne luogo abitato per via del passaggio di vie che venivano dalle Alpi e dalla pianura Padana, e di questo periodo sono stati ritrovati pugnali, piccole statue e tre sepolture. Nell'età del bronzo sorsero numerosi villaggi, e sono stati ritrovati numerosi vasi decorati e oggetti risalenti a questo periodo.

Precedentemente allo stanziamento dei Romani, erano insediate popolazioni retiche. I Romani cominciarono a stanziarsi dal I secolo a.C., per via dell'importanza strategica del luogo.

Storia

Durante la prima guerra d’indipendenza, il versante orientale del Monte Baldo fu teatro di avvenimenti bellici, legati all’importanza strategica, per l’esercito piemontese, del possesso dei passi Cerbiolo, Campione e Corona per il controllo della Valle di Novezza e della Val d'Adige, lungo le quali si muovevano le truppe dell'Esercito Imperiale austriaco. Il 18 giugno 1848 sulle alture di Basiana e Pravazzar i Piemontesi, con un contingente di 700 uomini costituito da un battaglione di fanteria e da volontari bersaglieri, in gran parte studenti, riuscirono a respingere, dopo uno scontro, durato circa tre ore, un attacco notturno portato da oltre 2000 Austriaci provenienti da Madonna della Neve. Lo scontro costò all'Esercito sabaudo tre morti e circa quindici feriti, e agli austriaci una trentina di morti, vari feriti e una quindicina di prigionieri. Tra i piemontesi persero la vita i volontari bersaglieri Antonio Longoni, Sebastiano Roggiapane e Giovanni Battista Sacchieri.

Il 22 luglio 1848 una compagnia dell'Esercito sabaudo resistette a lungo ad un attacco di circa 6-7000 austriaci sulla linea Sdruzzenà-Fortino di Peagne, grazie alle opere di difesa predisposte sul Fortino, tuttora visibili, tra cui un cannoncino; dopo quattro ore di combattimento venne dato l'ordine di ripiegare su Rivoli. La strenua difesa trattenne gli Austriaci per il tempo sufficiente affinché i reparti dell'Esercito piemontesi, di stanza a Rivoli, potessero ricevere rinforzi e conseguire la vittoria, che sarebbe stata vanificata poi dalla sconfitta di Custoza del 25 luglio. Alcuni caduti nello scontro, sia Piemontesi che Austriaci, furono sepolti nella località Buse dei Morti, dove esiste ancora un tumulo con una grande croce recante alcuni nomi.

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