Ancora un bellissimo racconto tratto dalle "Storie dello stagno" di Francesco Smelzo...
Tra gli animali dello stagno, si sa, le papere sono le più chiacchierone.
Non perdono mai occasione, riunite in gruppo tra le canne, di parlare male di qualcuno. Soprattutto se si tratta di un loro simile.
Bisogna sapere, per prima cosa, che le papere non danno troppa confidenza agli altri animali, anzi li trattano con sufficienza, spesso schernendoli.
«Avete visto i castori che coda buffa che hanno? … E quei corvi? Sembrano beccamorti parati a festa… ah ah ah…» – e così via, sparlando di questo o di quello.
Ma, tra le papere ce n’era una, la papera Gina, che non la pensava così. Anzi era sempre gentile e cortese quando incontrava un altro animale, anche se non era della sua specie. Salutava tutti e spesso si fermava anche per ascoltarli quando volevano attaccar discorso.
Già questo metteva in cattiva luce Gina nei confronti delle altre papere. «Oh ma chi si crede si essere! Dare così confidenza al primo venuto! E ad animali francamente ridicoli poi! Va bene l’elegante cicogna, ma pure coi luridi topi si ferma a parlare quella là» – dicevano alle sue spalle.
Il colmo fu quando allo stagno giunse un vecchio lupo.
Figurarsi l’agitazione degli altri animali all’arrivo di un simile predatore!
Il lupo, cacciato ormai dal suo branco da un concorrente più giovane era pieno di morsi e di ferite in tutto il corpo. Ormai stanco della vita si stese sulla riva dello stagno ad aspettare la fine che ormai riteneva prossima.
Gina la papera, che passava in quel mentre, si accorse del vecchio lupo e, invece di scappare come gli altri animali, gli si fece incontro.
Il lupo, anziché azzannarla come ci si sarebbe aspettato, la guardò a lungo con i suoi occhi neri e poi abbassò di nuovo il capo, rassegnato alla sua prossima fine.
La papera non si perse d’animo e raccolse alcune erbe che crescevano in prossimità dello stagno, le masticò e, con il becco le applicò sulle ferite del lupo.
Il tempo passò e il lupo, anziché morire, si rimise in forze e strinse con la papera Gina un’insolita amicizia.
A questo punto le altre papere, che avevano sempre guardato con sospetto la strana Gina, abbandonarono ogni indugio dichiarandola del tutto pazza.
«Salvare un lupo! Sciagurata.» – dicevano alle spalle di Gina – « uno di questi giorni prende e se la mangia con tutte le piume!»
«Senza contare che con un lupo nei paraggi adesso nessuno di noi è più al sicuro» – continuavano – « e tutto per colpa di quella sventata!»
E così le altre papere tolsero del tutto il saluto a Gina e, quando passava, si giravano sdegnose dall’altra parte.
Gina non se ne dava pensiero, tutta contenta accanto al vecchio lupo con cui parlava e a volte si divertiva persino a scherzare, tirandogli col becco i baffi grigi.
Solo la notte rientrava nel canneto, dove le papere hanno i loro nidi e dormono protette dai rapaci notturni.
Ma una brutta notte Gina si svegliò, sentendo un fruscio strano tra le canne, alla flebile luce della Luna intravide così quattro o cinque corpi sinuosi che si muovevano cercando di fare il minimo rumore.
Era un gruppo di faine, animali sanguinari sempre a caccia di vittime per mangiare ma, a volte, anche solo per il gusto di uccidere.
Quando Gina dette l’allarme – «Le faine! Le faine! Scappate» – le altre papere si girarono dall’altra parte borbottando : – «Ecco la pazza! Ora comincia a vaneggiare anche di notte…»
Visto che tutti la ignoravano Gina si alzò in volo andando sulla riva dello stagno dove dormiva il lupo.
Quando tornarono nel canneto, lei in groppa al vecchio lupo, la tragedia era iniziata e alcune papere giacevano già con il collo squarciato dai perfidi denti delle faine.
In poco tempo però il lupo, con potenti morsi, uccise due faine e mise in fuga le altre, salvando così le papere superstiti.
E fu così, cosa piuttosto insolita a vedersi, che, da quel giorno, il vecchio lupo visse insieme alle papere nel canneto.
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