Tommaso, come tanti bambini, non vuole proprio lavare i denti! Un particolare incontro gli farà cambiare idea, come ci racconta Maria Cerbelli...
Era tarda sera, Marta dormiva da un pezzo e Genny, il gatto di casa, ronfava pacifico nella sua cesta. Solo Tommaso era ancora sveglio e, davanti al lavabo, aveva appena afferrato lo spazzolino.
Tommaso aveva otto anni, ma già si comportava da ometto: accompagnava la sorellina Marta all’asilo, portava via la spazzatura e apparecchiava sempre la tavola! Tutto sommato era un bravo bambino, ma aveva un brutto vizio…
“Hai lavato i denti?” La mamma era spuntata alle sue spalle mentre stava bagnando lo spazzolino sotto il getto dell’acqua.
“Certo, mamma. Non vedi che ho appena finito? Buonanotte!”, mentì riponendo lo spazzolino nel bicchiere e sgattaiolando verso la sua cameretta.
In realtà Tommaso non voleva saperne di lavare i denti. “È una cosa noiosa! E poi i miei non si sporcano mai!”, diceva convinto. E, quel che è peggio, tutte le volte che la mamma o il papà tentavano di portarlo dal dentista, si rintanava nel suo nascondiglio segreto e spariva dalla circolazione.
Sprofondò in un sonno profondo appena poggiò la testa sul cuscino. Ma dopo una manciata di minuti sentì che qualcuno gli scuoteva una spalla. Socchiuse gli occhi e vide accanto a sé un’ombra nera, lunga e sottile, a forma di tubetto di dentifricio. Tommaso non ebbe neanche il tempo di gridare aiuto che la strana sagoma lo afferrò per un braccio e puff! Svanirono nel nulla. Un attimo dopo Tommaso si ritrovò in un corridoio lungo e buio. Cominciarono a sudargli le mani e i suoi denti battevano dallo spavento. Stava per piangere quando, d’un tratto, si accese un faro che puntò verso di lui: era finito sulla sedia di un dentista, nel bel mezzo di un anfiteatro, davanti a centinaia di ombre nere che dicevano: “Questo è il bambino con i denti sporchi! Ora Pinzadent e Dentamat gli cureranno la carie!”. Tommaso si voltò e vide alla sua destra una sagoma a forma di dentifricio e alla sinistra una a forma di spazzolino. L’una teneva in mano delle pinze, l’altra un trapano da dentista, e guardavano entrambe verso di lui. Trasalì e cominciò a sudare così tanto che le gocce di sudore cadevano come pioggia sul pavimento del teatro e lo stavano facendo rimpicciolire a vista d’occhio!
Si sarebbe sciolto del tutto se all’improvviso non fosse arrivato un cucchiaio volante che lo raccolse, lo portò via e lo catapultò sopra una torta tutta decorata. Tommaso tentò di nuotare nella panna, ma qualcuno afferrò il dolce e lo divorò in un boccone solo! Finì in una bocca enorme, ma era diventato così piccolo che riuscì ad attaccarsi a un dente per non essere inghiottito. Mentre se ne stava così rannicchiato, sentì delle picconate provenire dal molare vicino. Si avvicinò quatto quatto finché vide degli animaletti mostruosi che, muniti di scalpelli, stavano costruendo una galleria dentro al dente: erano gialli e puzzolenti, avevano gli occhi cattivi e in fuori, la pelle ricoperta di bolle e immondizia e una gobba appuntita sulla schiena.
“E voi chi siete?”, chiese Tommaso impaurito.
Quelli risposero seccati: “Noi siamo la carie e questa bocca è la nostra casa”.
La carie! Tommaso si ricordò delle parole della mamma e sobbalzò.
“Questi denti sono sporchissimi” – continuò uno dei mostri – “e noi speriamo che nessuno li lavi, così rimarremo qui per sempre e li faremo marcire tutti!”.
“Anche i tuoi sembrano sporchi”- insisté un suo compare –“quasi quasi ci farei una visitina”.
A quelle parole Tommaso si svegliò di soprassalto: si ritrovò nel suo letto, sudato. Nella stanza tutto era normale: Marta dormiva profondamente e Genny ronfava serena.
Ma quel brutto sogno gli aveva insegnato molto: si alzò di scatto, corse in bagno e lavò i denti con una cura mai avuta prima.
illustrazioni di Luca Ciancio
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