"Credersi troppo sicuri di sé può risultare pericoloso"...
è la morale di questo bel racconto di Francesco Smelzo.
Lo scoiattolo Rodolfo.
Le giornate scorrono tranquille in riva allo stagno.
Le libellule variopinte ronzano tra le canne sotto il sole estivo. I pesci saltano qua e là tentando di acchiappare quale insetto imprudente che vola a pelo dell’acqua.
Ma quel giorno lo scoiattolo Rodolfo non era per niente tranquillo. Come tutti i suoi simili, nella bella stagione, faceva incetta di ghiande e nocciole che riponeva nel nido, ricavato da un buco nel tronco della vecchia quercia.
Questa scorta doveva servirgli quando sarebbe arrivato l’inverno e in giro non si sarebbe più trovato del cibo.
Ma quel giorno, dopo aver raccolto un bel po’ di ghiande polpose ai piedi della quercia, ed essere salito a portarle nel nido. Poco prima di entrare. Nella penombra della cavità, si accorse di un occhio… sì un occhio, a forma di fessura che lo guardava.
“Un serpente!” – pensò subito Rodolfo che di queste cose se ne intendeva – “Un serpente nel mio nido! Come farò adesso? Non posso cambiare nido a fine estate; è li che ho accumulato tutta la mia scorta per l’inverno, morirei di fame.”
Ma lo scoiattolo Rodolfo non si perse d’animo, prese un respiro e gridò, rivolto all’interno del nido:
«Ehilà serpente! Dico a te… devi essere ben piccolo per entrare in questo buco!»
Il serpente, aprendo anche l’altro occhio e fiutando l’odore della preda rispose sibilando:
«SSSono grande abbassstanza per ingoiarti tutto intero!»
E piano piano uscì dal nido mostrando la sua notevole lunghezza ed il corpo coperto di scaglie lucenti.
Ma Rodolfo, tenendosi sempre a distanza, continuò:
«Beh sì… sei abbastanza lungo. Ma non sarai certo capace di prendermi su questo ramo» – e si spostò su un ramo più alto della quercia.
Il serpente allora strisciò anche lui sul ramo più alto, ma l’agile scoiattolo era già salito più in alto dicendogli:
«Sei un animale veramente bello e temibile, ma non così agile da seguirmi in cima alla chioma di questo albero.»
Il serpente, un po’ lusingato degli apprezzamenti di Rodolfo e un po’ irritato che le sue doti di scalatore fossero messe in dubbio, rispose:
«A sssì? Vedremo ssse non riesco a sssalire…» – e attorcigliando il corpo flessibile intorno ai rami seguiva lo scoiattolo che ascendeva la chioma.
Il furbo Rodolfo sapeva che lassù nel cielo sopra la quercia volteggiava sempre il falco affamato in cerca di prede. Così, arrivato in cima, prese a muoversi vorticosamente tra i rami inseguito sempre più da vicino dal serpente che ormai vedeva il pasto assicurato.
Tale movimento non poteva sfuggire all’occhio vigile del falco che si precipitò in picchiata verso Rodolfo… ma… arrivato ormai vicino a ghermirlo si accorse del ben più succulento serpente che stava con la testa alta, ormai prossimo a mordere lo scoiattolo.
Il serpente, da parte sua, non si accorse di niente, tutto concentrato a serrare le spire per sferrare l’attacco. E in quel mentre si sentì afferrare per la testa dai potenti artigli del rapace che lo trascinò via dall’albero.
E mentre discendeva lieto al suo nido, pieno di ghiande e di nocciole, Rodolfo lo scoiattolo pensò a quanto fosse pericoloso credersi sicuri di sé.
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