lunedì 6 febbraio 2017

Il Carradore


Parola che indica il mestiere di chi costruisce o ripara carri, carretti/e, carrozze, birocci e simili. Il vocabolo deriva dal latino carpentarius, con il significato, appunto, di costruttore o riparatore di carri. Mestiere molto difficile e complesso, perché chi vi metteva mano doveva essere un po’ fabbro, con attrezzature e competenze specifiche per questa attività; un po’ falegname, con conoscenza del legno nelle sue varietà, prerogative e modalità di trattamento; un po’ maestro d’ascia, per dare al legno le forme e le movenze dovute. Costruire un carro in tutti gli svariati modelli e per tutte le diverse necessità, insomma, non costituiva un problema da poco, ma esigeva abilità, precisione, talento e conoscenze tecniche. Il carro può collocarsi tra i simboli principali della civiltà contadina. Il suo impiego era di una versatilità unica e costituiva un elemento indispensabile per i lavori della campagna durante tutto l’arco dell’anno. A cominciare dal periodo invernale, quando veniva utilizzato per la sistemazione di strade, la ripulitura dei campi dai sassi, o trasporto di legna o di altri materiali. In primavera, per smistare il letame ed altri concimi; in estate per il trasporto di foraggio, la rimessa dei covoni di grano e la sistemazione dei preziosi chicchi; in autunno ancora per trasportare il letame, sementi, legna ed altri prodotti, ma soprattutto per “celebrare”, con le sue tradizioni e i suoi riti, il più gioioso lavoro della campagna: la vendemmia. Insomma, questo prezioso strumento, scandiva lo scorrere delle stagioni con i prodotti che trasportava. Senza parlare dei momenti nei quali rimaneva inutilizzato, quando diveniva il luogo più ricercato dai bambini per i loro giochi innocenti.

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