Il carciofo, era apprezzato dagli Egizi e dai Greci ed era molto diffuso nell’area mediterranea, tanto che i Romani lo importavano dalla Spagna e dall’Africa settentrionale. Il nome di questa pianta perenne è “Cynara”, derivato dal greco “kynára”.
Nell’antichità si era soliti mettere la cenere nei terreni in cui si coltivava la pianta, per renderli più fertili. Vi è un mito riferito a questa consuetudine: Cynara, una bella ninfa dai capelli color cenere, fece innamorare di sé il sommo Giove, che non corrisposto, trasformò la ninfa in una pianta di carciofo. L’intero bacino del Mediterraneo, da occidente a oriente, è stato ed è la culla del carciofo, sia per la coltura, sia per l’uso in cucina. Sembra che gli Etruschi abbiano cominciato a coltivare la pianta nell’VIII secolo a. C. Mentre a Roma ci risulta l’uso commestibile del carciofo: era molto apprezzato il cuore dell’ortaggio lessato in acqua o vino. Filippo Strozzi il Vecchio lo reintrodusse in Toscana col nome di “frutto di Napoli”, portato appunto dal Regno di Napoli, dove vi era giunto grazie ai rapporti con i Mori di Spagna. Non solo: la tradizione vuole che a far conoscere in Francia il carciofo sia stata proprio la fiorentina Caterina de’ Medici, andata in sposa nel 1533 ad Enrico II di Valois. Più tardi, un rinomato gastronomo affermava: “Il carciofo rende grandi servigi alla cucina: non si può quasi mai farne a meno, quando manca è una vera disgrazia. Dobbiamo aggiungere che è un cibo molto sano, nutriente, stomatico e leggermente afrodisiaco”. Ben note erano anche le sue virtù salutari. Ricco di calcio, ferro, sodio, fosforo, potassio e vitamine A, B1, B2, C, PP, tonico e digestivo, il carciofo provoca un aumento del flusso biliare e della diuresi. Epatoprotettore ed epatostimolante viene molto usato nelle diete per ridurre il tasso di colesterolo nel sangue. Stimola il fegato, purifica il sangue, fortifica il cuore, favorisce la biligenesi e sembra che riesca anche a calmare la tosse.
Nell’antichità si era soliti mettere la cenere nei terreni in cui si coltivava la pianta, per renderli più fertili. Vi è un mito riferito a questa consuetudine: Cynara, una bella ninfa dai capelli color cenere, fece innamorare di sé il sommo Giove, che non corrisposto, trasformò la ninfa in una pianta di carciofo. L’intero bacino del Mediterraneo, da occidente a oriente, è stato ed è la culla del carciofo, sia per la coltura, sia per l’uso in cucina. Sembra che gli Etruschi abbiano cominciato a coltivare la pianta nell’VIII secolo a. C. Mentre a Roma ci risulta l’uso commestibile del carciofo: era molto apprezzato il cuore dell’ortaggio lessato in acqua o vino. Filippo Strozzi il Vecchio lo reintrodusse in Toscana col nome di “frutto di Napoli”, portato appunto dal Regno di Napoli, dove vi era giunto grazie ai rapporti con i Mori di Spagna. Non solo: la tradizione vuole che a far conoscere in Francia il carciofo sia stata proprio la fiorentina Caterina de’ Medici, andata in sposa nel 1533 ad Enrico II di Valois. Più tardi, un rinomato gastronomo affermava: “Il carciofo rende grandi servigi alla cucina: non si può quasi mai farne a meno, quando manca è una vera disgrazia. Dobbiamo aggiungere che è un cibo molto sano, nutriente, stomatico e leggermente afrodisiaco”. Ben note erano anche le sue virtù salutari. Ricco di calcio, ferro, sodio, fosforo, potassio e vitamine A, B1, B2, C, PP, tonico e digestivo, il carciofo provoca un aumento del flusso biliare e della diuresi. Epatoprotettore ed epatostimolante viene molto usato nelle diete per ridurre il tasso di colesterolo nel sangue. Stimola il fegato, purifica il sangue, fortifica il cuore, favorisce la biligenesi e sembra che riesca anche a calmare la tosse.
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