mercoledì 11 gennaio 2017

Il concerto dei gatti

Vi è mai capitato di assistere ad un concerto tenuto dai gatti sui tetti?... 
Ce lo racconta Gianni Rodari in questa favola molto divertente...


D’inverno i gatti si radunano sui tetti a far concerto.

Sbuca da un comignolo Messer Codanera, grattando un violino scordato.

Viene Don Grigione, che pizzica coi baffi il mandolino. E altri ancora ne arrivano da tutte le parti, con chitarre, violoncelli, viole d’amore, flauti e pifferi.

Quando l’orchestra è al completo, si dà il via alla suonata.

Ma i gatti, si sa, non sono musicisti disciplinati; se uno vuol suonare l’Aida, potete star certi che un secondo preferirà il Rigoletto, e un terzo attaccherà per conto suo la Traviata.

Per questo nel concerto dei gatti non si riesce mai a capire la melodia, anzi non si sente nessuna melodia, ma una sola miagolata.

A loro, poveretti, sembra una gran musica.

Ma più poveretti son quelli che la debbono sentire, perché abitano sotto i tetti nelle vicinanze.

Una sera di quelle, proprio mentre il concerto infuriava come un temporale, Messer Codanera udì una voce insolita mescolarsi al miagolio dei suoi compari.

- Zitti tutti – ordinò – Qualcuno ha stonato.

I gatti tacquero. Si sentì allora il trillo purissimo ed armonioso di un usignolo, che da un ramo di cipresso cantava la sua canzone alla luna.

- Ohibò – gridò Messer Codanera – Ohibò, da quella parte: come vi permettete di disturbare il nostro concerto? Non vi accorgete di stonare?

L’usignolo continuò a infilare note come perle.

- Smettetela, quando vi si dice di smetterla! – strillò Codanera – Andate prima a studiare musica, e poi tornate a farvi sentire.

Tutti i gatti, l’uno dopo l’altro diedero sulla voce al piccolo usignolo, senza riuscire a farlo star zitto. Al balcone di una casetta un poeta si era affacciato a guardare la luna.

La rabbia dei gatti lo fece ridere assai. E alla fine disse:

- Non siate tanto superbi, signori gatti. State zitti voi piuttosto, e imparate la musica dall’usignolo. Siete voi che stonate, e disturbate i sonni della gente perbene.

E siccome non si volevano chetare, li mise in fuga con un secchio d’acqua, e potè ascoltare tranquillamente il canto dell’usignolo.

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