Come per molti altri utensili destinati a migliorare le ordinarie attività con cui soddisfiamo le nostre primarie necessità, anche la pentola a pressione rientra in quelle scoperte che, pur risalendo a diversi secoli fa, hanno avuto un’applicazione tardiva. Il modello, realizzato nel 1679 dal fisico Denis Papin, prese il nome di digesteur, non incontrò un riscontro commerciale. Trascorsi quasi 300 anni, la ditta tedesca Silit – ancora oggi operativa come Silit-Werke Gmbh & C. e con sede a Riedlingen - nel 1927, tentò la commercializzazione di un modello di pentola a pressione che si diffuse solo al termine del secondo conflitto mondiale. Visti i risultati ottenuti col sistema alternativo di cuocere i cibi, e accertata la favorevole risposta del mercato, la produzione si estese nel 1953 con i modelli brevettati dalla ditta francese Groupe Seb. Il principio scientifico si spiega facilmente. L’acqua usata per cucinare con un normale tegame raggiunge l’ebollizione a 100 gradi centigradi; da quel momento avviene l’evaporazione, che impedisce all’acqua ed alla stessa pentola di raggiungere una temperatura più alta. La pentola a pressione, dotata di un coperchio apposito a chiusura ermetica e con guarnizioni a tenuta, impedisce la dispersione di acqua e vapore, elevando la temperatura da 100 a 120 gradi centigradi. Pressione e temperatura sono controllate da una valvola di sicurezza grazie alla quale il vapore in eccesso sfiata con gradualità. Pressione, vapore ed alta temperatura interna, in questo modo riducono sensibilmente i tempi di cottura degli alimenti.
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