Capelli ricci, più ingarbugliati di rovi spinosi. Occhi grandi, due castagne brillanti.
Il sole donava dei riflessi miele, e quella testa bionda preferiva restare arruffata.
Erano anni che non vedeva le forbici di un parrucchiere.
Cora preferiva la vita selvaggia, a quella della brava ragazza. Preferiva sporcarsi le scarpe, vecchie e consunte, nel fango piuttosto che andare per negozi a cercarne di nuove. Indossava sempre i suoi vestiti dai colori della terra, marrone, vinaccia, mattone, e non lasciava mai a casa la sua enorme sciarpa.
Si incantava di fronte a quelle foglie, che cadevano in fila, quando un ottobre già abbastanza freddo aveva spazzato via l’estate. Restava seduta ai piedi di quell’enorme albero nel bosco, ad osservare come la terra si spogliava.
Ogni mattina passava a prendere i quattro cani a cui badava e si affrettava velocemente verso la dimora dei suoi nonni, che avevano una casetta ai confini del bosco.
Aveva lasciato un lavoro che la divorava a poco a poco. Non voleva diventare un numero come gli altri. Il centro commerciale fuori dal paese per lei era diventato una gabbia.
Non era fatta per stare chiusa in un luogo. Nonostante fosse un’esile figura, una piuma trasportata dal vento, riusciva a tenere a bada quelle quattro bestioline a cui faceva da dog sitter. Certo la paga era ben diversa, ma preferiva prendere uno stipendio più basso, e stare all’aperto insieme a ciò che lei definiva i migliori amici in assoluto.
Cloud era una barboncina un po’ vecchiotta, ma comunque vispa e allegra, che saltellava aleggiando, con i suoi batuffoli bianchi. Scott era un bulldog dall’aria perennemente stanca. Nonostante fosse molto più giovane di Cloud, arrancava nel camminare e preferiva stendersi al sole piuttosto che correre e giocare insieme ai suoi amici. Talia, una cagnetta di media taglia, con quelle zampe sottili ed il corpo elegante, anche quando si sedeva aveva un’aria regale. Così magrolina, era però un tornado quando giocava. Ed infine Coffee, un piccolo meticcio tutto nero. Era un misto fra un bassotto ed un mini pitbull, con le zampine corte corte, la coda arricciata ed il musetto da molosside. Era il più buffo dei quattro, scatenato, instancabile e sempre in cerca di coccole.
I cinque erano diventati inseparabili, e passavano giornate intere immersi nella natura.
L’autunno aveva iniziato a tingere gli alberi.
Cora raccoglieva le foglie per il suo erbario, e restava distesa sulla coperta scozzese osservando il cielo. Ciò che vedeva di fronte a lei, non l’avrebbe voluto sostituire con nessun’altro spettacolo. Il cielo azzurro, le chiome rosse e arancio, tremanti sotto aliti di vento tiepido, nuvole in lontananza che preludevano un temporale. Ogni giorno quella casetta di legno, era il suo rifugio. Ogni volta vi trovava una dolce merenda, e quando quel pomeriggio il cielo iniziò a coprirsi, chiamò i suoi quattro amici, ed insieme entrarono al riparo, per gustare qualche manicaretto.
I nonni quel pomeriggio avevano preparato la torta di mele. Gli alberi dietro casa erano pieni di frutti, e le giornate erano riempite dalla preparazione di confetture e conserve.
Le stanze erano pervase di fragranti profumi e al tramonto, quando il sole filtrava fra i rami delle alte querce del bosco di fronte, la casa sembrava sospesa fra sogno e realtà.
I piccoli compagni della ragazza, giocavano fuori, godendosi gli ultimi raggi di un sole già stanco, che aspettava di far spazio alla luna.
Cora, guardando dalla finestra, si accorse che era ormai ora di riportarli ai loro padroni.
Mancava però all’appello Coffee, che come suo solito, si era probabilmente andato ad intrufolare in qualche cespuglio.
Soltanto quando Cora si accorse che era davvero scomparso, il suo cuore iniziò a battere velocemente, come un tamburo impazzito.
Quella creaturina poteva essersi persa nel bosco, solo ed impaurito.
La ragazza non ci pensò due volte.
Si sentiva al sicuro con i tre amici al suo fianco.
Soltanto Scott, con la sua pigrizia, era un po’ incerto nell’affrontare il bosco, quasi avvolto dall’oscurità. Cora nel suo sguardo percepiva l’incertezza, ma riuscì con un’ondata di energia, a trasmettere il coraggio ai suoi tre cuccioli.
Impavidi, affrontarono la fitta rete di alberi, che con quell’intrecciarsi di rami, sembravano abbracciarsi.
Il sole aveva lasciato nel cielo una luce lieve, l’ultima nota di colore prima del buio. In quel momento il tempo sembrava pietrificato, e le ombre si allungavano sul terreno come degli spettri. I sensi erano acuiti, e Cora ed i piccoli avventurieri riuscivano a cogliere ogni minimo sospiro.
La foresta era viva e si muoveva intorno a loro.
Un gufo sorvolava sulle loro teste e si appollaiava scrutandoli, su di un ramo. Il suo verso sembrava un monito; “Il bosco è fitto, le ombre vi seguono. Il bosco è vivo, le tenebre vi osservano”.
Il silenzio surreale era rotto dal lento scricchiolare delle foglie secche sotto i loro passi.
E in un attimo una saetta passò loro davanti gli occhi. Cos’era?
In quel momento Scott non era l’unico ad aver paura. Ma per un secondo riuscirono a osservare qualcosa dietro un albero. Due occhi dal colore del rame, che aleggiavano come due lanterne. Ed una coda folta ed arancio che spuntava dall’altra parte del tronco.
Una volpe che col suo fare, sembrava accogliere gli ospiti, nel suo regno. Il suo sguardo penetrava in quello di Cora. Gli sussurrava parole rassicuranti al cuore: “ Segui il suono del torrente, senti il vento dove soffia, ascolta il palpito della terra, osserva i luccichii delle fate del bosco”.
E fu così che i quattro esploratori seguirono i bisbigli della foresta, che nonostante l’oscurità, divenne una compagna di viaggio.
Il torrente era vicino, e le foglie svolazzavano sopra le loro teste. La terra era in sussulto, sotto quel lieve vento, ed il fiumiciattolo era circondato da mille luccichii.
E li immobile come una statua, c’era Coffee. Incantato dalla miriade di lucciole che aleggiavano sull’acqua, creando una danza di luci.
Al piccolo chicco di caffè si unì il resto della banda, che si strinse forte di fronte allo spettacolo che la natura aveva messo in scena soltanto per loro.
Tornarono alla casetta di legno, sporchi ed infreddoliti, ma ricchi di tante emozioni.
Quando l’amore vince sulla paura.
Quando l’universo gira, e noi facciamo parte di questa ruota, camminando senza mai fermarci, in una spirale dalle mille sfaccettature.
La vita, un viaggio che preserva in ogni angolo, sempre un po’ di bellezza.
Vamayca
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