sabato 7 gennaio 2017

IL CONTADINO



Il mestiere di coltivare la terra è uno dei più antichi del mondo ed ha costituito il secondo stadio culturale della storia dell’umanità, cioè il passaggio da una cultura di cacciatori-raccoglitori di frutti spontanei a quella di coltivatori-allevatori.
Mi piace ricordare con la parola “contadino” tutti gli operatori dell’agricoltura, con una sottolineatura speciale per coloro che lo facevano a mezzadria. E questo per rendere giustizia ad un’attività raramente apprezzata, spesso dileggiata e percepita come inferiorità sociale, mentre è stata da sempre sostanziale per l’esistenza umana e vissuta eroicamente, talvolta al limite della sopravvivenza. Un mestiere che, nel rincorrersi delle attività da svolgere nell’arco dell’anno, diventava un “concentrato” di mestieri che richiedeva intelligenza, prontezza, abilità, forza fi sica, pazienza… Voglio ricordare le più importanti “faccende” da farsi, in successione stagionale, riferendomi a tempi anteguerra: spargimento del letame caricando e scaricando a mano, aratura con i buoi e attrezzature poco più che rudimentali e da completare a mano, raccolta e molitura delle olive (a Novembre e Dicembre), potatura di viti, olivi e alberi da frutto (Febbraio e Marzo), falciatura e fienagione (a primavera, sempre a mano), mietitura, trebbiatura (Giugno e Luglio), raccolta e sgranatura del mais, vendemmia e vinificazione (Settembre - Ottobre - Novembre), e lavori complementari per tutti i momenti di tregua. Da non dimenticare, poi, gli animali domestici che richiedevano una cura e un’attenzione continua… Trasferiamo tutto questo in terreni collinari, spesso scoscesi, ricchi di sassi e magri di sostanze, fatti di piccoli appezzamenti quasi sempre strappati al bosco, talvolta coltivati a gradoni, lavorando “da buio a buio”, sotto l’inclemenza di ogni clima e abitando in case perlopiù fatiscenti… Eppure si andava avanti, ci si aiutava scambiandosi la manodopera per le faccende più importanti, si cantava in un clima gioioso, aperto a facezie, burle e tanta allegria, che faceva dimenticare la fatica e le ristrettezze di ogni giorno. Anche se spesso analfabeti, questi nostri predecessori sono stati autentici maestri di vita.

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