Annalisa Ferri - Dipinto di Pedar Monsted.
Il pettirosso era planato sul davanzale del balconcino della camera da letto. Era giunto in una mattina silenziosa e gelida,con il cielo bianco,l'albero dei cachi spoglio e vecchio sovrastava steli irrigiditi dal gelo. Il pettirosso gonfiava le piume per poter cercare il caldo e cinguiettava al cielo.
Aspettava che un raggio di sole gentile si facesse strada tra le nuvole e scaldasse la terra. Sonnecchiava impettito davanti alla finestra con le tendine tirate,che permetteva di vedere il letto a baldacchino sistemato con grossi cuscini ricamati. Accanto vi erano due comodini ed un comó antico,con un portagioie e delle foto. Ritraevano ,nel loro colore rosa e grigio che sapeva di antico,giorni felici. Felici giorni in cui all'uscita della messa,con il vestito buono,si immortalava un sorriso che profumava di ciambellone alla vaniglia e lasagne fatte in casa per le feste. Felici giorni in cui i nipoti nel cortile sorridevano contornati dal profumo del basilico e della menta,in un caldo pomeriggio di fine agosto,con un arcobaleno che spuntava dalle montagne dove sorge la luna. Il silenzio di quella camera non disturbava il pettirosso che ora chiudeva ed ora apriva curioso gli occhi sul portagioie che conteneva i gioielli dei parenti lontani,le perle e le spille per le cerimonie. Lontano si sentiva la legna cadere ed essere tagliata,nell'aria si attendeva la prima neve scendere dalle montagne e la si immaginava arrivare silenziosa nei sentieri del bosco,tra i nidi dei picchi e sulle chiome degli abeti. La si immaginava lenta ricoprire gli orti ed il letto del ruscello ghiacciato,i rovi di more morti,il rosmarino coraggioso. Si confondeva con il fumo dai comignoli,scendeva stanca e ripetitiva tra i vicoli delle case,sugli ulivi davanti alla chiesa,si insinuava tra le crepe dei muretti a secco riempiti di salvia e viole in estate. Arrivava piano appena cessava il vento ed i campi svelavano i passaggi notturni e nascosti di gatti e taglialegna nelle impronte che restavano finché altra neve non li copriva meticolosa. Ricamava sui tronchi disegni di fiocchi e di ghiaccio simili a quelli sui cuscini del grande letto in ferro battuto e dai vetri il passero guardava in avanti e ciò che vedeva era il ricamo del cielo alle sue spalle.
Aspettava che un raggio di sole gentile si facesse strada tra le nuvole e scaldasse la terra. Sonnecchiava impettito davanti alla finestra con le tendine tirate,che permetteva di vedere il letto a baldacchino sistemato con grossi cuscini ricamati. Accanto vi erano due comodini ed un comó antico,con un portagioie e delle foto. Ritraevano ,nel loro colore rosa e grigio che sapeva di antico,giorni felici. Felici giorni in cui all'uscita della messa,con il vestito buono,si immortalava un sorriso che profumava di ciambellone alla vaniglia e lasagne fatte in casa per le feste. Felici giorni in cui i nipoti nel cortile sorridevano contornati dal profumo del basilico e della menta,in un caldo pomeriggio di fine agosto,con un arcobaleno che spuntava dalle montagne dove sorge la luna. Il silenzio di quella camera non disturbava il pettirosso che ora chiudeva ed ora apriva curioso gli occhi sul portagioie che conteneva i gioielli dei parenti lontani,le perle e le spille per le cerimonie. Lontano si sentiva la legna cadere ed essere tagliata,nell'aria si attendeva la prima neve scendere dalle montagne e la si immaginava arrivare silenziosa nei sentieri del bosco,tra i nidi dei picchi e sulle chiome degli abeti. La si immaginava lenta ricoprire gli orti ed il letto del ruscello ghiacciato,i rovi di more morti,il rosmarino coraggioso. Si confondeva con il fumo dai comignoli,scendeva stanca e ripetitiva tra i vicoli delle case,sugli ulivi davanti alla chiesa,si insinuava tra le crepe dei muretti a secco riempiti di salvia e viole in estate. Arrivava piano appena cessava il vento ed i campi svelavano i passaggi notturni e nascosti di gatti e taglialegna nelle impronte che restavano finché altra neve non li copriva meticolosa. Ricamava sui tronchi disegni di fiocchi e di ghiaccio simili a quelli sui cuscini del grande letto in ferro battuto e dai vetri il passero guardava in avanti e ciò che vedeva era il ricamo del cielo alle sue spalle.
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