domenica 21 gennaio 2018

Il poeta albero (Giuliano Scabia)


Camminando si sentono i piedi della poesia, uno, due, tre / uno, due, due, tre, quattro / uno, uno, due, tre, quattro – ballando si sentono ancora meglio. Quando il camminante incontra altri camminanti (nei sentieri dentro i boschi, dentro le città o dentro il corpo) li ascolta nel suono dei piedi – per sentire la poesia. Solo dal suono dei piedi si riconosce lapoesia.

I poeti camminanti vanno in giro per ascoltare il suono dei piedi – o stanno fermi come alberi. Camminano anche perché vogliosi di suonare i piedi della poesia. Ci sono poeti camminanti che vanno in giro cercando non farsi vedere per meglio sentire.

Le bestie camminanti sentono subito i poeti camminanti – come ad esempio una volta Orfeo. Le bestie camminanti non sono il pubblico della poesia – ma la poesia.

I piedi della poesia in origine erano bestie, piante, insetti, rumori del cielo e della terra. Poi nomi. Gli occhi, attraverso cui l’amore dice la poesia, servono per guardare gli alberi e le bestie che formano l’anima. Le bestie dell’anima sono la poesia.

Nel bosco dell’anima gli animali (che sono parti dell’anima) cantano da soli o insieme, si fanno festa o si rattristano. Quello è il paesaggio della poesia – è da lui che la poesia viene su. La poesia che viene da fuori fa da nutrimento al bosco dell’anima e alle sue bestie.

Prima di tutto viene l’accorgersi – e stare a disposizione del linguaggio aspettando che le signorine Muse si mettano a ballare e facciano sentire i piedi – proprio come i calciatori e l’arbitro alla folla, o i cavalli delle corse, o il pin pun pan pon dei concerti notturni – che quando però così tanti decibel assordiscono le Muse e le spaventano.

Lei (la poesia) è il bambino che vede per la prima volta e cerca di scolpire nel suono l’immagine delle cose che sente e vede disegnandole con la voce. Questa è la sua magia. È la poesia. Le parole così neonate sono animali sonori che lui mette in vita. Coi nomi così soffiati lui anima il mondo.

Stando fermi, invece, si è alberi e si sente il battere della terra – sia il rumore dei passi camminanti sia i terremoti o bombe o motociclette o i piedi della signora morte. Poi c’è il vento che fa suonare i rami e le fo­glie, vengono gli insetti e gli uccelli mentre l’albero cresce. Anche l’albero è un poeta camminante, in senso verticale.

Illustrazione Ottokim

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