venerdì 26 febbraio 2016

Ecco ora.- Ecco ora.-


L’esclamazione di san Paolo «Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» enfatizza nell’indicazione avverbiale “ecco ora”, ripetuta due volte, il significato proprio del Tempo quaresimale: la Quaresima è kairos, è tempo di grazia, è il tempo favorevole per accogliere la misericordia di Dio! Dobbiamo correggere una certa precomprensione moralistica, derivata forse dalla storia del catecumenato antico, che riduce la Quaresima alla sua componente ascetico-penitenziale. Teologicamente e liturgicamente invece la Quaresima è la celebrazione delle tappe bibliche della historia salutis (la Storia della salvezza scritta da Dio) che dà senso e ricapitola la nostra storia umana di peccato nelle braccia della divina misericordia. Perciò Gesù condanna l’ipocrisia di chi fa «buone opere» solo per appagare la propria vanità. E insegna ai Suoi discepoli la gratuità dell’amore: «e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». Chi vive in una relazione familiare con Dio rifugge spontaneamente l’esteriorità rituale e l’autogratificazione farisaica. Pertanto elemosina, preghiera e digiuno non sono «buone opere» da fare in Quaresima perché viviamo un tempo penitenziale, ma sono l’espressione di un habitus, un’abitudine, un modus vivendi, distintivo del nostro essere in Cristo «giustizia di Dio» (innestati in Lui, come tralci alla vite, nutriti della Sua linfa che è la carità) da vivere in ogni giorno dell’anno.

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