Michele e Paola hanno dieci figli, ma fra pochi giorni ospiteranno in casa loro Agnese, diciassettenne di Riga (Lettonia) appassionata di viaggi, lingue e culture diverse. Dove la metteranno è un problema che non li turba, come non li preoccupa quello che mangerà e dove portarla nelle due settimane in cui sarà loro ospite. Semplicemente, hanno aperto la loro casa e, in qualche modo, si arrangeranno con un letto di fortuna nella camera delle ragazze e un posto in più alla grande tavola della cucina. Agnese da loro non sarà un’estranea: presto farà parte della famiglia, ne seguirà i ritmi, aiuterà a sparecchiare e si rifarà il letto. Michele e Paola non sono eroi, sono però persone curiose con grande spirito di adattamento, che hanno improntato il loro stile di vita all’accoglienza, dei figli prima e degli amici (e degli amici degli amici…) poi. Questo consente loro di non fossilizzarsi su dettagli del tipo il pavimento tirato a lucido o il pranzo di tre portate: quello che davvero importa è avere l’occasione di incontrare e conoscere gli altri, godere della loro compagnia, della loro “diversità”, convinti che un piccolo sforzo porterà un grande arricchimento a tutta la famiglia, in termini di affetti e conoscenze. In teoria qualcosa che piace a tutti… eppure, proprio in questi giorni, abbiamo saputo che il programma di scambio tra la scuola di nostro figlio con una scuola finlandese è “saltato”, perché non erano state raccolte le adesioni necessarie per ospitare il gruppo. “Non tutti hanno posto in casa”, ha commentato lui, piuttosto deluso. Forse. Anzi sicuramente: nelle nostre case sempre più piccole, c’è sempre meno spazio per l’ospite, per l’estraneo che provoca disturbo, mette a rischio la nostra sicurezza, la nostra tranquillità. Ma che peccato: qualche metro quadrato in più e avremmo scoperto chi sono e come vivono i finlandesi…
Tratto da un testo di R. Florio
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