sabato 16 dicembre 2017

LETTERA AD UN DICIOTTENNE CALABRESE EMIGRATO PER LAVORO


Alcune volte sembra più facile abbandonare tutto e tornare in quella terra che seppur malata, (perché senza sbocchi lavorativi, senza servizi, senza divertimenti, in poche parole senza futuro) è pur sempre la tua terra, ed il suo richiamo è forte e distruttivo come una bomba atomica.

Poi però, una volta passato l’attimo di nostalgia, delle tue radici e della tua gente, ci pensi un attimo e dici….. E poi chi cazzu fazzu? Na vota chi tornu giu? Passiju a matina u su liberu u pomeriggiu? ( E poi che cazzo faccio? una volta che torno giù al paese? passeggio il mattino per essere libero il pomeriggio?)


Sicuramente ritroveresti la famiglia, le tradizioni, gli amici. Ma tu torneresti ad essere quello che eri prima, le tue esigenze non potresti mai appagarle in quella terra tanto AMATA, ma anche tanto AMARA E DISGRAZIATA.

No non ci riusciresti senza il sacrificio di STARE LONTANO.

Un giorno, spero tornerai in CALABRIA, ma con una posizione sociale già solida e definita e magari sarai proprio tu ad aiutare coloro i quali, come te negli anni della meglio gioventù, avranno intenzione di andar via, perché con la tua esperienza e con il tuo contributo nel frattempo sarai riuscito insieme agli altri della tua e della mia generazione, a rendere quella terra così AMARA e DISGRAZIATA una terra accogliente e piena di opportunità. Spero riuscirai in questo, perché ogni Uomo a diritto a NASCERE, VIVERE e MORIRE nella sua terra ...

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