Son tre carichi d’acqua: due barlotti alla volta, sul basto, a contrappeso. È stanco, e come no? Convien che trotti, scarico, nell’andata, e poi, col peso, arranchi, di salita: i mietitori lo aspettano assetati. Ora ha compreso che basta: alza le orecchie e i sudori scuote, qua e là; sternuta, poi bel bello avanza un piede e sporge il muso in fuori, verso un covone. – Lascialo, asinello! lascia le spighe: queste son pe ‘l pane; lascia le spighe e aspettane il cruschello. Oggi è l’ultimo dì: le stoppie nane avrai per te tutta la notte, e spera che, spigolando, ciancin le villane... Si dan gli ultimi colpi: vien la sera. Già il sole ha preso il colle e or or tramonta. Per quest’anno, addio messi! Ecco la schiera dei falciator si drizza ilare, e pronta mostra al sol le mannelle ultime, a coro gridando evviva... Or presto: chi rammonta i covoni su l’aja? Oh monte d’oro! Asinel, tu sei bestia paziente: lascia trar, dopo un anno di lavoro, un respir di sollievo a questa gente.
Luigi Pirandello
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