Si narra che, Adone figlio di Cinira, Cinira, re di Cipro, e di Mirra, venne allevato da Venere, poiché la madre, per punizione, era stata trasformata dagli dei nella pianta omonima. Venere che vedeva crescere il giovane, rimaneva sempre più incantata dalla sua bellezza, e per proteggerlo lo fece nascondere all’interno di una cassa che affidò alle cure di Proserpina, la dea degli Inferi. Proserpina, incuriosita dal contenuto della cassa, decise un giorno di aprirla e, alla vista di Adone, s’innamorò anch’essa del bel giovane. Qualche tempo dopo, Venere chiese a Proserpina di restituirle la cassa, ma questa si rifiutò e Venere, irritata, chiese aiuto a tutti gli dei dell’Olimpo. Un giorno Zeus, stanco della disputa sorta tra le due dee, decise che il giovane Adone dovesse trascorrere un terzo dell’anno con Venere, tra i vivi, un terzo dell’anno con Proserpina, tra i morti, e un altro terzo da solo. Ma Adone preferì vivere con Venere il terzo dell’anno a lui assegnato. Marte, amante geloso di Venere, decise di mandare contro il giovane un cinghiale, affinché lo ferisse a morte. Nel momento del passaggio tra il mondo della vita e il mondo della morte, dalla ferita di Adone fuoriuscì del sangue, che toccando il terreno fece germogliare una pianta chiamata “adōnis” (Adonis annua), mentre dalle lacrime che versò Venere, quando il giovane tornò negli Inferi, si generò una pianta di “calendula” che, come Adone, era destinata a periodi alternati di vita e di morte.
Fu così che, nell’antica Grecia, il sentimento del dolore fu raffigurato da un giovane che recava con sé una corona di calendule.
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