giovedì 20 ottobre 2016

L’UOMO E LA VITE


L’inizio della coltivazione della vite si perde nella preistoria. Si può verosimilmente ipotizzare che l’uomo “cacciatore” (nomade) raccogliesse i frutti della vite per nutrirsi nei suoi spostamenti di caccia. Durante il neolitico (VIII - II millennio a. C.) cominciò ad attestarsi un’altra cultura legata all’agricoltura e alla pastorizia (quindi di carattere stanziale). In questo nuovo contesto si potè avviare un processo di selezione e di utilizzo della vite che determinò il passaggio dalla “vite selvatica” (Vitis silvestris) alla “vite europea” (Vitis vinifera sativa). Interessante notare che questo processo si verificò nel vicino Oriente, precisamente nell’area siro-anatolico-mesopotamica, che coincide con uno di quei “rifugi climatici”. Più difficile stabilire in quale epoca si siano differenziate le produzioni di uva da tavola e da vino, ma sembra che quelle da tavola abbiano preceduto le altre. Circa un anno fa alcuni ricercatori francesi hanno trovato in Armenia tracce di produzione vinaria risalenti ad oltre 6.000 anni a.C. Questa notizia ci permette di pensare che il cammino della viticoltura europea possa essere iniziato dal “rifugio Pontico” con direttrici est-sud-ovest non meno di 8.000 anni fa.


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