sabato 5 marzo 2016

UN’ANTICA DEVOZIONE CRISTIANA


Fin dalle origini della Chiesa, i fedeli erano consapevoli che l’umanità fosse stata redenta attraverso la passione di Cristo. I Vangeli raccontano la via del Calvario del Signore: il Figlio di Dio, divenuto uomo, accettò la Croce, la portò fin sul Calvario, dove fu crocifisso e morì per i peccati del mondo. Fu poi deposto nel sepolcro e il terzo giorno risuscitò. A Gerusalemme, i cristiani visitavano, in pellegrinaggio con fede e in profonda preghiera, i luoghi in cui il Signore era stato nelle ultime ore della sua vita terrena e consideravano quei luoghi sacri. Su alcuni di essi furono costruite delle chiese, in alternativa davano il compito di raffigurare gli avvenimenti della passione del Signore, in modo da poter meditare la “via crucis”, soffermandosi in preghiera davanti a ciascuna immagine. Contemplare un episodio della passione, soffermarvisi del tempo, ripercorrere e far memoria di ciò di cui si era stati testimoni, era come un sentirsi partecipe dell’evento: ci si sentiva come veri discepoli, uno di quei seguaci del Signore che amava seguire i suoi passi, che amava ascoltarlo. Nel secolo XVII, la “via Crucis” acquisì quella forma poi giunta fino a noi, cioè le quattordici Stazioni, accompagnate da commenti e meditazioni, un ausilio per una più profonda devozione e anche diffusione della pratica. In essa, il fedele ritrova elementi che, seppur non corrispondenti pienamente alla realtà, mettono in luce verità fondamentali del Vangelo non espresse chiaramente, come ad esempio l’incontro di Gesù con la Veronica, in cui si mostra quale dono prezioso siano i segni della passione per chi vuole condividere le sofferenze di Cristo. Attraverso questa forma di pietà, i cristiani si uniscono alle sofferenze del Signore: lo seguono sul Golgota, portano con lui la croce, perché come veri discepoli bisogna prendere la croce su di sé. Abbandonandosi a Dio sperimentano la grazia, e sentono il carico più leggero. Ascoltando le preghiere del fedele, il Signore gli dà forza, coraggio e la sua vita viene illuminata, perché con Cristo impara a vincere la sofferenza. Ciò rafforza la fede nell’uomo e genera frutti abbondanti: una pace e una quiete profonde.

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