sabato 28 maggio 2016

La Primavera del Botticelli


La Primavera è un dipinto a tempera su tavola (203 x 314 cm) di Sandro Botticelli, databile al 1482, anno delle nozze del committente, Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici (anche detto Lorenzo il Popolano) con Semiramide Appiani. Realizzata per il Palazzo Medici di Via Larga a Firenze e trasferita nella villa medicea di Castello, residenza di Lorenzo, del ramo cadetto della famiglia del Magnifico, faceva forse in origine pendant con la "Nascita di Venere". L’opera, che è il capolavoro dell’artista, è attualmente conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze, di cui è considerato il dipinto più famoso. Giovani dee della mitologia pagana o fanciulle della corte dei Medici dall’acerba bellezza si muovono in lievissime vesti ad animare l’allegoria della Primavera, probabilmente ispirata a un distico delle “Stanze per la giostra” di Angelo Poliziano. Nel giardino delle Esperidi, Zefiro (o Borea), vento di primavera, rapisce per amore la ninfa Clori, che è trasformata in Flora, la personificazione della primavera stessa, ma anche allusione alla città di Firenze (Florentia), mentre al centro del dipinto campeggia Venere e sopra di lei vola il figlio Cupido. A sinistra le Tre Grazie danzano armoniosamente intrecciando elegantemente le dita (la Grazia al centro avrebbe le sembianze di Semiramide Appiani). Chiude il gruppo, appartato, Mercurio (Lorenzo), coi tipici calzari alati, che col caduceo scaccia le nubi. Fiori spuntano dappertutto, dalle labbra delle belle, sui loro capelli biondi, sotto i loro teneri piedi. I fiori alluderebbero a vari significati matrimoniali: fiordalisi, margherite e nontiscordardimé alludono alla donna amata, i fiori d'arancio sugli alberi sono ancora oggi un simbolo di felicità matrimoniale, così come la borrana che si scorge sul prato. C’è tutto l’incanto del Rinascimento e la sua atmosfera di estrema raffinatezza ideale, in queste figure di una letizia perfetta, riscattate per sempre dall’angoscia del peccato, grazie alla sacralità del matrimonio. Sono inoltre da notare il ritmo e la musicalità propri della pittura del Botticelli. Resta un’opera di soggetto misterioso a dispetto dei molti tentativi di individuarne le fonti antiche e coeve, numerose le proposte di lettura. Venere è simbolo dell’amore più elevato secondo i principi della filosofia dell’Accademia neoplatonica, in base ai quali l'amore, nei suoi diversi gradi, trasforma l'uomo staccandolo dal mondo terreno per volgerlo a quello spirituale. Le figure di Venere e Mercurio, sarebbero legate a un oroscopo di Lorenzo, come risulta da una lettera di Marsilio Ficino. Botticelli s’ispirò alla letteratura classica (Ovidio e Lucrezio), soprattutto per quanto riguarda la metamorfosi di Clori in Flora. La Primavera nasconde anche un livello di lettura storico-dinastico, legato alle vicende contemporanee del committente e della sua turbolenta famiglia: si dovrebbe stimare il dipinto non solo allegoria del matrimonio di Lorenzo e Semiramide, ma soprattutto come allegoria dell'età medicea, intesa come età dell’oro.

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