domenica 16 ottobre 2016

MITEZZA



La mitezza è una grande virtù e non va assolutamente confusa con la sottomissione: è piuttosto gentilezza d’animo ed esprime il desiderio di smussare i conflitti, la violenza, l’intolleranza, l’agitazione. Grazie alla mitezza possiamo sopportare con pazienza e coraggio eventi spiacevoli e persone moleste o aggressive, accettando con animo tranquillo l’inestirpabile male quotidiano. La persona mite si allontana da chi è prepotente, non dà peso alle provocazioni, mantiene la calma e controlla bene i suoi impulsi; può essere, come sosteneva Gandhi, la più forte. Il mite non dà al violento la soddisfazione di vincere, perché generalmente non combatte. La persona mite attende pazientemente e lavora in silenzio. I latini dicevano: “Solve et repete” (prima paga e poi richiedi, quando hai ingiustamente pagato). Questo può essere scambiato per passività: il mite non si getta nella mischia, la osserva e sa che finirà. Ha la forza delle betulle, che si piegano e non si spezzano. La persona mite è piacevole e può passare inosservata, perché non crea disaccordi o contrasti; in questo modo può essere più incisiva di altri, passionali e impulsivi, proprio perché il suo intervento è gentile, mai polemico. “Beati i miti, perché erediteranno la terra” (Matteo 5,5). In queste parole, miti sono i nonviolenti, che sanno perdonare e lavorare per la riconciliazione. Il mite ha il controllo di sé, ha potere su se stesso, mantiene la propria calma e serenità assai più degli altri: non anela a beni materiali, non lotta per il potere, non si intestardisce nel far prevalere le proprie idee. Ama la vita per quello che è ed è disponibile agli altri che accetta così come sono.

Nessun commento:

Posta un commento