Si è assai diffusa ultimamente l’etica del pensiero positivo, inteso più o meno come un mantra, se non addirittura come un amuleto. “Pensa positivo e tutto andrà come vuoi tu”, citano i manualetti per essere felici. Invece positività è tutt’altro che un rifugio: è prendere in mano le situazioni e agire in modo costruttivo, per migliorare, finché si può, senza farsi scoraggiare. Positività è non perdere mai la speranza, captare le occasioni, essere elastici e saper usare al meglio i cambiamenti, anche trasformando completamente le proprie abitudini e rinunciando ai desideri irrealizzabili. È saper rischiare mettendo in conto anche di poter perdere, senza scordare un piano di riserva. La persona positiva non perde tempo a guardare indietro, se non per capire quali siano stati i punti deboli e quelli forti. Non si crogiola nel rimpianto e nel lamento. Quando un bel periodo finisce o quando una persona se ne va, invece che piangere nel dispiacere della fine pensa alla gioia di aver vissuto giorni felici o di avere avuto accanto una persona straordinaria, e prosegue il cammino verso nuove esperienze, puntando sempre avanti, verso il futuro. La persona positiva si rende conto dei tesori che ha e non li spreca, non si perde in inutili riflessioni su perfezioni immaginarie, non spreca il tempo a inventarsi come potrebbero cambiare le persone che ha accanto: le accetta o le rifiuta e trova il modo migliore per conviverci o lavorarci. Il colore della positività è il giallo, ottimista come l’energia vivificatrice del sole.
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