“Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,21).
Siamo immersi nel mistero della storia di salvezza, plasmati come fragili vasi di creta, ma nello stesso tempo, partecipi del mistero della divina grazia e della divina misericordia. Si sono manifestate, dice l’apostolo, la bontà e l’umanità di Dio nostro Salvatore.
Il Verbo incarnato è la manifestazione suprema dell’amore di Dio che, assumendo la nostra natura con tutto il suo peso di miseria, viene a cercarci e a sollevarci. Quale disegno grande e consolante! San Bernardo con un’immagine molto eloquente diceva: “Dio Padre ha inviato sulla terra un sacco, per così dire, pieno della sua misericordia, un sacco che fu lacerato durante la Passione, perché ne uscisse il prezzo del nostro riscatto; un sacco certo piccolo, ma pieno, se c’è stato dato un bimbo (Is 9,5) in cui però “abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2,9)”.
Il Vangelo secondo Giovanni proclama solennemente: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Il Verbo incarnato è la risposta al profondo anelito dell’uomo. Immersi in questo mistero, abbiamo bisogno di imparare ad accogliere in noi la vita divina per divenire a nostra volta piccoli sacchi ricolmi di misericordia, sacchi rigonfi, che si squarciano per nutrire tutti i miseri, affamati di amore e di perdono.
Anna Maria Cànopi
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