martedì 26 luglio 2016

GIOIA


La gioia è un modo di essere, una meta spirituale, una saggezza lieta che non tutti raggiungono. È una visione positiva dell’esistere che rende sereni e prescinde da avvenimenti ed emozioni. Va distinta dall’allegria, transitorio stato d’animo festoso, e dalla felicità, picco rapido esultante. È possibile educare ed educarci alla gioia: un ambiente dove l’allegria abbia il suo posto fisso, e siano previsti attimi di felicità, predispone a un modo di essere gioioso. Illuminante l’etimologia delle parole: gioia-giallo gioco-jolly che hanno la stessa radice e contengono i significati di creatività (giallo), gratuità (gioco), uscita dagli schemi (jolly). Soprattutto, libertà: il jolly, quello della storia, il buffone, era l’unico a poter dire la verità ai potenti, tra frizzi e lazzi. La persona ricca di gioia non è dominabile. Non a caso i regimi dittatoriali proibiscono le opere d’arte, dalla musica alla poesia, il sapere, la libertà di azione e pensiero. Proibiscono l’individualità perché ne hanno paura. Anche nelle famiglie e nei gruppi di lavoro un “capo” può proibire la gioia, per tenere in pugno i sottoposti; paga il suo potere con l’odio che lo circonda: l’amore deriva dalla gioia, è l’esplosione del gesto creativo. A illuminare il cammino verso la gioia sono la speranza e il coraggio: la voglia di mantenere vivo il senso della bellezza e della sacralità della vita, contro ogni proibizione.

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