lunedì 25 luglio 2016

La canzone del fiore

Sono una parola pronunciata dalla natura,
poi ripresa
e custodita nel suo cuore,
per esprimerla una seconda volta,
sono una stella caduta un giorno dal cielo blu
sopra un tappeto verde.

Sono figlio degli elementi:
portato d’inverno,
partorito dalla primavera,
allevato dall’estate,
l’autunno mi mette a riposo.

Sono un dono per innamorati
e una corona nuziale,
sono l’ultima offerta dei vivi ai morti.

All’arrivo del mattino
la brezza ed io
annunciamo la luce,
la sera gli uccelli ed io le diciamo addio.

Mi libro sopra le pianure
e le abbellisco,
mando nell’aria la mia fragranza,
abbraccio il sonno
e gli occhi molteplici della notte mi guardano a lungo.
Io cerco il risveglio
per guardare l’unico occhio del giorno.

Bevo l’inebriante bagnato della rugiada
e ascolto la canzone del merlo,
danzo al ritmo del dondolio dell’erba
e sempre guardo il cielo per vedere la luce
non per osservarci la mia immagine;
una saggezza questa che l’uomo ancora non conosce.

(Kahlil Gibran)

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